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giovedì 31 maggio 2012

Egitto, Mursi contro Shafiq e la piazza si infiamma: dal Cairo Giuseppe Acconcia - 31 maggio 2012

Quinto appuntamento con la rubrica settimanale a firma di Giuseppe Acconcia – autore per Infinito edizioni del libro dal titolo “La primavera egiziana” – a commento delle elezioni presidenziali egiziane, svoltesi il 23 maggio 2012, con ballottaggio il 16 e 17 giugno. Si tratta di elezioni delicatissime e storiche che abbiamo deciso di seguire con la massima attenzione grazie alla conoscenza e alla grande sensibilità giornalistica di Acconcia, che ha seguito da piazza Tahrir la primavera egiziana rischiando in prima persona.

di Giuseppe Acconcia
©Infinito edizioni 2012 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte
I giovani rivoluzionari tornano in piazza Tahrir per il terzo giorno consecutivo in attesa della grande manifestazione del prossimo venerdì. Dal canto suo, il movimento “6 aprile” ha chiesto di formare un fronte contro l’elezione dell’ultimo primo ministro di Mubarak, Ahmed Shafiq, come presidente. Cresce la protesta contro il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali. Ha vinto Mohammed Mursi dei Fratelli musulmani con il 24,7% dei voti. Ahmed Shafiq è secondo con il 23,6%. L’affluenza alle urne è appena al 46%.
Farouk Sultan, presidente della Commissione elettorale, ha definito “irrilevanti” le accuse di brogli e frodi avanzate dai candidati esclusi: il socialista Hamdin Sabbahi e l’islamista riformista Aboul Fotuh. Subito dopo l’annuncio del risultato elettorale è stato appiccato il fuoco da ignoti agli uffici di Dokki di Ahmed Shafiq.
La delusione degli esclusi dal secondo turno brucia ancora. Si allarga il fronte del boicottaggio del voto. Dopo l’annuncio dei risultati, i primi a raggiungere piazza Tahrir dal quartiere di Mohandessin sono stati i giovani sostenitori di Hamdin Sabbahi. “Mursi-Shafiq? Non è la mia battaglia! – aggiunge Ahmed del cartello elettorale “Rivoluzione continua” – la Rivoluzione è finita”. D’altra parte, nella Fratellanza si teme una sconfitta al secondo turno. La distanza tra Shafiq e Mursi è di soli 264.000 voti. Non solo, rispetto alle elezioni parlamentari, nelle quali avevano ottenuto il 52%, i  Fratelli musulmani hanno perso parte del loro elettorato. I voti in uscita sono andati con ogni probabilità verso il candidato socialista. La fratellanza punta ora sul voto progressista per fronteggiare l’avanzata di Shafiq e rispolvera il discorso rivoluzionario.
Grande è invece la delusione in campo liberale. Amr Moussa, il favorito della vigilia, ha ottenuto solo l’11%. I liberali pagano l’errore di non aver imposto la riscrittura immediata della Costituzione prima dell’avvio del procedimento elettorale. Ma non tutto è perduto. Sia Shafiq che Mursi tentano di portare dalla loro parte Mohammed el-Baradei, grande escluso dalla competizione elettorale, offrendogli la carica di primo ministro.
I conti con il vecchio regime sono ancora aperti. È attesa tra pochi giorni la sentenza al processo in cui Mubarak è accusato di aver ordinato di sparare contro i manifestanti. Mentre è appena arrivata la condanna del dirigente del Partito nazionale democratico, Zakaria Azmi, a sette anni di reclusione per concussione. Se dietro la vittoria di Mursi c’è il partito Libertà e giustizia, dietro il secondo posto di Shafiq c’è lo Stato egiziano e il Partito nazionale democratico. Fratelli musulmani ed esercito continuano in questo modo a negare lo spirito rivoluzionario e a riprodurre un sistema di potere clientelare, in cui la ribellione è permessa per tenere in vita il sistema.

Dal Cairo, Giuseppe Acconcia (“La primavera egiziana”, Infinito edizioni, 2012, pagg. 157, € 13,00)
http://stradedellest.blogspot.co.uk/

martedì 29 maggio 2012

“La letteratura è contagiosa”

La prefazione di Jasmina Tesanovic al nuovo libro di Elvira Mujcic “La lingua di Ana

 Da un po’ di tempo non leggo più i libri “veri”, cioè quelli di una volta, stampati su carta e scritti in modo tradizionale. Solo quando non posso proprio evitarlo, e allora non me ne pento mai, perché, come dice Elsa Morante, alla fine sento un’iniezione di energia che solo la letteratura può darti.
Infatti è a Elsa Morante che non smettevo di pensare leggendo La lingua di Ana: all’Isola di Arturo, il libro che ho tradotto venticinque anni fa in serbo.
La lingua di Ana è la storia della crescita dolorosa di una bambina tra­vagliata in una situazione difficile. La storia della straniera fuori dal suo contesto naturale in una società xenofoba italiana col rapporto misogino di odio-amore, punizione e ricatto che abbiamo con la madre. Vi ricordate di Arturo e della sua storia passionale con la matrigna, ragazza madre che finisce in un bacio?
Crescere e mutare è sempre un dramma, seguire le richieste e le domande del proprio corpo a volte diventa una tragedia, e non solo nell’adolescenza.
Crescere sradicati, in un altro Paese, alieno, in una lingua sconosciuta, più che problemi umani provoca problemi sovrumani, extraterrestri. E qui direi che arriva il bello, non solo il difficile. Io stessa sono cresciuta non in due, ma almeno in tre lingue, fuori dalla patria, dalla lingua materna; era più che una schizofrenia, erano vite parallele, segreti intraducibili, decisione impos­sibili. Dopo molti anni e la scelta di fare cinema, traduzioni, sono diventata una scrittrice, ammettendo la scissa verità: sono più sincera ed emotiva in serbo, più precisa in inglese e forse più brillante in italiano. E non sono mai una, integra o la stessa persona. Dopo essere sopravvissuta alla tragedia, mi sento più ricca, quasi un’aliena cosmica, superiore ai confini umani nazio­nali, nazionalisti, xenofobi e campanilisti.
La lingua di Ana però tocca le sfere profonde della memoria intraducibile di Proust di una bambina che si sente abbandonata dalla madre, l’infelicità senza desideri di una spaesata di Musil, lo stile sobrio femminista socialista della Bronte in Jane Eyre: poor rich girl.
Appoggiata ai temi dell’eterno poetico Ana, la ragazza moldava in Italia, naviga nel mondo odierno degli sradicati che vivono su internet, nella giungla di nessuno. Però siamo una nazione che vive lì, nomadi linguistici per scelta, per condanna, noi globalisti del futuro, rinchiusi nel virtuale.
Ma la nostra autrice di origine bosniaca non è moldava e non è neppure innocente: ha vissuto e scritto libri autobiografici, diaristici, fin quasi da bambina, e adesso, da adulta, è proprio quella bambina cresciuta scissa in due che presta la sua voce a un’altra bambina. È una storia fiction-faction, credibile e inverosimile quanto lo può essere la storia metaforica del nostro Arturo sulla sua isola.
Il dramma della lingua, delle parole nascita e rinascita è antico quanto l’essere umano. Domare la lingua è come cavalcare un cavallo selvaggio. È difficile per tutti, ma ancor più per le donne, per le donne straniere, che scrivono nella lingua non materna. Elvira è riuscita a farmi stringere il cuore, come ha fatto Elsa Morante a darmi quell’energia extra: tutt’e due con il virus della parola nomade, che si trasmette da una lingua all’altra. La lingua è contagiosa, attenti, tutti voi che prendete in mano i libri di letteratura! Mordono!

Il testo di Jasmina Tesanovic è disponibile sul portale e può essere ripreso liberamente citando la fonte ©Infinito edizioni 2012

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/9316241
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

giovedì 24 maggio 2012

Egitto, grande attesa per il primo presidente del nuovo Egitto: dal Cairo Giuseppe Acconcia 24 maggio 2012


Quarto appuntamento con la rubrica settimanale a firma di Giuseppe Acconcia – autore per Infinito edizioni del libro dal titolo “La primavera egiziana” – a commento della prima giornata delle elezioni presidenziali egiziane, tenutasi ieri 23 maggio 2012, con eventuale ballottaggio il 16 e 17 giugno. Si tratta di elezioni delicatissime e storiche che abbiamo deciso di seguire con la massima attenzione grazie alla conoscenza e alla grande sensibilità giornalistica di Acconcia, che ha seguito da piazza Tahrir la primavera egiziana rischiando in prima persona.
di Giuseppe Acconcia
©Infinito edizioni 2012 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte

Gli egiziani eleggono il leader del nuovo Egitto. Altissima affluenza al Cairo, dati ancora incerti ma meno eclatanti nelle province. 53 milioni di egiziani devono scegliere il successore di Hosni Mubarak tra dodici candidati. Nonostante piccoli scontri e incidenti, le procedure di voto si sono svolte con tranquillità. “Voterò per Moussa poiché l’elezione di Shafiq potrebbe causare nuovi scontri” – dice Eman al seggio della scuola Nasseria del ricco quartiere di Mohandessin. “Preferisco Fotuh perché ha fatto campagna elettorale in strada” – aggiunge Mohsen al seggio del quartiere popolare di Sayeda Zeinab. “Siamo indecisi tra Moussa e Shafiq, sono senz’altro i migliori uomini possibili in questo stato di incertezza” – conclude Rami prima di entrare nel seggio dell’Accademia di Belle Arti di Zamalek. D’altra parte, gli scontri interni ai movimenti politici segnano queste elezioni. Prima di tutto tra gli islamisti, Abul Fotuh sfida Mohammed Mursi: il primo, medico, riformista, sostenuto da molti giovani ed espulso dalla Fratellanza musulmana; il secondo nominato all’ultimo momento dopo l’esclusione di Khayrat al-Shater. È scontro diretto anche tra i due candidati “di regime”. Shafiq e Moussa hanno speso milioni in campagna elettorale tra manifesti, spot elettorali e gigantografie che hanno invaso il Cairo. Infine, si confrontano nel voto di ieri e oggi i due candidati socialisti Amdin Sabbahi, appoggiato da molti attivisti del movimento di resistenza extraparlamentare “6 aprile”, e il giuslavorista Khaled Ali. Nonostante l’atmosfera di festa, varie sono le accuse di brogli. Fotuh in particolare ha chiesto di invalidare il voto degli egiziani espatriati in Arabia Saudita dove, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe al primo posto il candidato dei Fratelli musulmani Mohammed Mursi. Accuse anche da Ahmed Shafiq e Omar Suleiman, entrambi, in due diverse interviste, hanno avvertito che una vittoria islamista potrebbe impedire il passaggio di consegne dal governo militare a quello civile. Resta l’incognita del voto salafita, diviso tra i due candidati della Fratellanza musulmana. Mentre i poveri di Embaba e Moqattam continuano ad essere accampati in piazza Tahrir. Infine, molti attivisti temono che il Consiglio supremo delle Forze armate non voglia rispettare la data del 30 giugno per restituire completamente il potere legislativo al Parlamento, incaricato di riscrivere la Costituzione. Tuttavia ora le divisioni politiche sono in secondo piano in un giorno di grande prova di democrazia per l’Egitto dopo le rivolte del 2011. Dei giovani fuori dai seggi hanno chiesto al presidente della Camera al-Katatni, che cercava di entrare per primo, di mettersi in fila in attesa del suo turno.

Dal Cairo, Giuseppe Acconcia (“La primavera egiziana”, Infinito edizioni, 2012, pagg. 157, € 13,00) http://stradedellest.blogspot.co.uk/

sabato 19 maggio 2012

Il Premio Maria Fausta Costanzo assegnato alla memoria di Barbara Fabiani


L'associazione Pic Pan di Roma conferisce oggi alla memoria di Barbara Fabiani il Premio Maura Fausta Costanzo in una cerimonia che si terrà oggi a Oria (BR).
La motivazione della giuria è per avere BARBARA donato a tutti il suo intenso impegno nel diffondere la cultura sociale e per averci coinvolto, con fare forte e sorridente,  nel ricercare, nel capire le profondità dell’agire e dell’interagire umano.

giovedì 17 maggio 2012

Infinito edizioni – Nuovo in libreria

(pag. 170, € 14,00)

di Elvira Mujčić
prefazione di
Jasmina Tešanović


Ana, la protagonista di questa vicenda, è un’adolescente moldova catapultata in Italia che improvvisamente si rende conto di non sapersi esprimere totalmente né in italiano né in moldavo.

“C’è un detto secondo cui un uomo che parla due lingue vale due uomini. E quello che parla metà di una e metà di un'altra, vale un uomo? O ne vale mezzo?”, si chiede Ana, un’adolescente moldova catapultata in Italia, nel momento in cui si rende conto di non sapersi esprimere totalmente né in italiano né in moldavo.

Protagonista di questo libro è la lingua con il suo potere evocativo e al contempo alienante; la lingua che accoglie e respinge. L’incapacità di esprimersi si tramuta in difficoltà di esistere, ma con la possibilità di reinventarsi.

Ana vive passo dopo passo il doloroso passaggio da una lingua all’altra, che non è un semplice cambio di simboli e significati, ma è una ricerca emozionale tra le ibridazioni dell’Io.

“Forse non parlare e non capire una lingua è un po’ come perdere uno dei cinque sensi. O forse, più probabilmente, è come perdere un pochino di ogni senso. Come se la realtà fosse percepita solo a metà e il resto andasse perso nella confusione. Inoltre, il mio non voler parlare era anche il mio non voler vivere qui, non volermi interessare di nulla e lasciare che il mondo se ne andasse per i fatti suoi, senza che io ne dovessi fare parte…”.

“Crescere sradicati, in un altro Paese, alieno, in una lingua sconosciuta, più che problemi umani provoca problemi sovrumani, extraterrestri.. Il dramma della lingua, delle parole nascita e rinascita è antico quanto l’essere umano. Domare la lingua è come cavalcare un cavallo selvaggio. È difficile per tutti, ma ancor più per le donne, per le donne straniere, che scrivono nella lingua non materna. Elvira è riuscita a farmi stringere il cuore, come ha fatto Elsa Morante a darmi quell’energia extra: tutt’e due con il virus della parola nomade, che si trasmette da una lingua all’altra. La lingua è contagiosa, attenti, tutti voi che prendete in mano i libri di letteratura! Mordono!”. (Jasmina Tešanović)

L’autrice
ELVIRA MUJČIĆ è nata in Serbia nel 1980; è vissuta a Srebrenica, in Bosnia, fino al 1992, quando ha iniziato il suo girovagare per stabilirsi, infine, a Roma.
Laureata in Lingue e letterature straniere, scrittrice e traduttrice letteraria, ha scritto pezzi teatrali, saggi e reportage per diverse riviste italiane.
Per i tipi di Baldini, Castoldi & Dalai ha tradotto in italiano Il letto di Frida di Slavenka Drakulić. Con Infinito edizioni ha pubblicato Al di là del caos (2007), E se Fuad avesse avuto la dinamite? (2009) e l’e-book Sarajevo: la storia di un piccolo tradimento (2011).

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

mercoledì 16 maggio 2012

Infinito edizioni – Nuovo in libreria

(pag. 137 - € 11,00)

di Luca Burei

Per imparare qualcosa di vero sull’economia e sul mercato non serve leggere i libri dei principali guru e santoni del settore, ma è sufficiente osservare il comportamento dei bambini.
È questa la tesi sostenuta in questo saggio gustoso e ricco di provocazione, pubblicato alcuni anni fa e che ora riproponiamo in una nuova edizione rivista e aggiornata.

Accolto alla sua uscita con grande favore, Baby Marketing è un libro che unisce ironia e riflessione, per capire non solo il mercato, ma anche – e soprattutto – i propri figli.

I piccoli scelgono istintivamente le proprie strategie di comportamento e di competizione, sanno come fare per ottenere ascolto e visibilità, sanno insomma come “piazzare” se stessi come “prodotto”. E sono, quando lo vogliono, terribilmente tenaci ed efficaci!

Ma…

“La giornata volgeva rapidamente al termine e tornai a casa. Appoggiai il giaccone all’ingresso, accesi lo stereo, mi sedetti sul divano, allungai le gambe sul tavolo basso tra i divani e presi il giornale. Saranno passati non più di dieci minuti che qualcosa improvvisamente disturbò la lettura delle ultime imprese dei nostri uomini politici.
Che cos’era?
Era quello che avevo sempre cercato: la mia personale pietra filosofale, la rivendicazione della mia discendenza dal marketing puro, l’essenza stessa del marketing, la sua incarnazione, il concetto fatto essere umano, il principio applicato alla vita, la mia vendetta contro i becchini del marketing, l’iconografia del mio credo professionale, il vero, unico, incredibile omm’ e marketinn. E lo avevo avuto sempre sotto gli occhi, lo avevo citato a più riprese senza rendermene conto, aveva influenzato il mio modo di pensare e di agire degli ultimi tre anni, era stata la mia musa ispiratrice, il mio mentore, il mio mecenate. Da quel momento in poi, mi rendevo conto e ne avevo la certezza, avrei avuto il mio faro, la mia stella polare, la mia guida nel mondo del marketing. Non avrei più avuto dubbi e incertezze, non mi sarei dovuto più nascondere citando gli altri ma portando ad esempio, esempio vivente, le fondamenta stesse del marketing.
In una semplice frase: io sapevo CHI è il marketing.
Il marketing è Claudia...”. (dalla premessa del libro)

L’autore
Luca Burei, 1963, uomo di marketing da sempre ed editore da un po' con la sua Edizioni Estemporanee, appassionato di vino ed enogastronomia, oltre ad aver scritto vari articoli e saggi sul marketing e sulla fidelizzazione, ha curato alcune importanti pubblicazioni che parlano di champagne, tra le quali la guida Le migliori 99 maison di champagne, giunta alla terza edizione.

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

martedì 15 maggio 2012

Egitto, il primo dibattito televisivo accende la campagna elettorale: dal Cairo Giuseppe Acconcia, 15 maggio 2012

Terzo appuntamento con la rubrica settimanale a firma di Giuseppe Acconcia – autore per Infinito edizioni del libro dal titolo “La primavera egiziana” – in vista delle elezioni presidenziali egiziane, previste per il 23 e 24 maggio 2012, con eventuale ballottaggio il 16 e 17 giugno. Si tratta di elezioni delicatissime e storiche che abbiamo deciso di seguire con la massima attenzione grazie alla conoscenza e alla grande sensibilità giornalistica di Acconcia, che ha seguito da piazza Tahrir la primavera egiziana rischiando in prima persona.

di Giuseppe Acconcia

©Infinito edizioni 2012 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte

Milioni di egiziani hanno assistito lo scorso giovedì al primo dibattito pre-elettorale nella storia del paese in vista delle presidenziali del 23 e 24 maggio. Lo scontro tra Amr Moussa, ex Segretario della Lega araba, e Abou el-Fotuh, ex esponente dei Fratelli musulmani, si è tenuto sugli schermi del network indipendente Ontv. Hanno acceso il dibattito i giudizi reciproci sul vecchio regime e il ruolo della religione nella nuova Costituzione. Moussa viene accusato dai giovani rivoluzionari di aver taciuto per troppi anni la repressione, come ministro degli esteri durante la presidenza Mubarak, mentre Abou el-Fotuh di essere espressione dell’islamismo politico. Tuttavia, le quotazioni di Fotuh crescono rispetto al candidato ufficiale di Libertà e giustizia, Mohammed Mursi. Fotuh si è espresso per la fine del governo militare. Per le sue posizioni sui temi dei diritti dei lavoratori e l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro, attrae i voti anche di movimenti liberali e secolari. Infine, esponenti di spicco del partito salafita al-Nour hanno dichiarato di sostenerlo. Secondo gli ultimi sondaggi, guadagna invece consensi Ahmed Shafiq, ultimo primo ministro nominato da Mubarak e appoggiato dai nostalgici del Partito nazionale democratico. Fino alla scorsa  settimana, Shafiq ha dovuto fronteggiare vari ricorsi per la validità della sua candidatura, che ora è ufficialmente confermata. Sono continuate per tutta la settimana le marce di protesta contro gli arresti di centinaia di attivisti in seguito agli scontri di Abbasseya che hanno causato la morte di oltre dieci persone. Molte attiviste hanno denunciato di aver subito assalti e violenze da parte delle forze di sicurezza.

Dal Cairo, Giuseppe Acconcia (“La primavera egiziana”, Infinito edizioni, 2012, pagg. 157, € 13,00)
http://stradedellest.blogspot.co.uk/

giovedì 10 maggio 2012

Infinito edizioni – Nuovo in libreria

(pag 142 € 12,00)
 Di Giuseppe Coco
Prefazione di Luciana Baroni
Introduzione di Lorenzo Guadagnucci


“Il protagonista di questo libro è il cibo vegetale, e i suoi aspetti simbolici, filosofici e artistici. C’è quindi qualcosa in più di quello che comunemente si trova nei testi divulgativi sull’argomento e questo aggiunge valore e rende il testo una ricca, curiosa e distensiva lettura”. (Luciana Baroni)

Che cosa c’è nel nostro piatto? Quanta crudeltà e violenza si cela dietro una frittata, un antipasto di mare, una cotoletta…! L’uomo addomestica la natura per favorire lo sviluppo di alcune piante a scapito di altre; con gli innesti modifica i frutti, grazie alla concimazione stimola la pianta a produrre di più. Con il supporto della tecnologia, della genetica e della chimica seleziona semi più resistenti e prodotti più gradevoli alla vista. Gli allevamenti intensivi provocano sulla terra un devastante impatto con la produzione di deiezioni, con l’elevato consumo di cereali e acqua. Che cosa accadrà se non cambiamo tutto questo?
“Nessun animale, nemmeno quello meglio trattato durante la sua esistenza nel migliore degli allevamenti biologici, desidera morire di morte violenta: di fronte al mattatoio tutti gli esseri senzienti – nessuno escluso – provano terrore e implorano soccorso. Non esistono, in quel contesto, differenze di alcun tipo. La fiaba della fattoria felice, con uomini e altri animali che convivono spensierati, è per l’appunto una fiaba, priva di qualsiasi riscontro nella realtà, se l’epilogo è l’uccisione per futili motivi di alcuni protagonisti della storia: e uccidere animali per nutrirsi o vestirsi, al giorno d’oggi, è un motivo futile, assolutamente non necessario”. (Lorenzo Guadagnucci)
“L'attitudine di chi aderisce alla “filosofia” vegana, è l'apertura: apertura al mondo, agli altri esseri umani, agli esseri viventi, alla natura che ci circonda. Apertura è il contrario dell'arroccamento su tradizioni e abitudini che si finisce per assimilare senza farsi domande; è il contrario dell'adesione conformista e irriflessiva ai comportamenti della maggioranza; è una propensione a riconoscere nell'altro una diversità preziosa, una soggettività con la quale confrontarsi, escludendo a priori ogni possibilità di gerarchia e sopraffazione”. (Lorenzo Guadagnucci)
“Scegliere uno stile di vita vegan nella pratica di tutti i giorni significa scegliere prodotti e servizi che non hanno comportato l’uccisione o lo sfruttamento degli animali. Significa evitare di partecipare a eventi, feste e altro basati sullo sfruttamento animale. Non si deve pensare a una vita di rinunce, ma basata su scelte diverse e consapevoli, grazie alle quali si scoprono nuove opportunità. Ci sono poi delle conseguenze ‘indirette’ da non sottovalutare. Seguire uno stile di vita vegan comporta un risparmio delle risorse della terra, significa inquinare meno, significa più cibo per tutti. Tutte motivazioni importanti, anche se quella fondamentale è non voler uccidere e sfruttare altri animali” (Dora Grieco)
L’autore
Giuseppe Coco, fisioterapista, appassionato di cucina, grazie alla formazione in Medicina Tradizionale tibetana ha approfondito il rapporto fra alimentazione vegana e salute.
In collaborazione con l’Accademia Internazionale per la Medicina Tradizionale Tibetana (IATTM) tiene i corsi di Karse Rigpa (Dietetica Tibetana).
Partecipa al primo gas vegano di Firenze (GasVegando) e con alcuni amici cura la trasmissione radiofonica Restiamo Animali (www.controradio.it).
Ha scritto Il tesoro della salute (Infinito edizioni, 2009) e, con Franco Battiato, Sowa Rigpa (Infinito edizioni, 2010).

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

martedì 8 maggio 2012

Infinito edizioni – Nuovo in libreria

(pag. 170, € 14,00)
 di Elvira Mujčić
prefazione di Jasmina Tešanović

Ana, la protagonista di questa vicenda, è un’adolescente moldova catapultata in Italia che improvvisamente si rende conto di non sapersi esprimere totalmente né in italiano né in moldavo.

“C’è un detto secondo cui un uomo che parla due lingue vale due uomini. E quello che parla metà di una e metà di un'altra, vale un uomo? O ne vale mezzo?”, si chiede Ana, un’adolescente moldova catapultata in Italia, nel momento in cui si rende conto di non sapersi esprimere totalmente né in italiano né in moldavo.

Protagonista di questo libro è la lingua con il suo potere evocativo e al contempo alienante; la lingua che accoglie e respinge. L’incapacità di esprimersi si tramuta in difficoltà di esistere, ma con la possibilità di reinventarsi.
Ana vive passo dopo passo il doloroso passaggio da una lingua all’altra, che non è un semplice cambio di simboli e significati, ma è una ricerca emozionale tra le ibridazioni dell’Io.

“Forse non parlare e non capire una lingua è un po’ come perdere uno dei cinque sensi. O forse, più probabilmente, è come perdere un pochino di ogni senso. Come se la realtà fosse percepita solo a metà e il resto andasse perso nella confusione. Inoltre, il mio non voler parlare era anche il mio non voler vivere qui, non volermi interessare di nulla e lasciare che il mondo se ne andasse per i fatti suoi, senza che io ne dovessi fare parte…”.

“Crescere sradicati, in un altro Paese, alieno, in una lingua sconosciuta, più che problemi umani provoca problemi sovrumani, extraterrestri.. Il dramma della lingua, delle parole nascita e rinascita è antico quanto l’essere umano. Domare la lingua è come cavalcare un cavallo selvaggio. È difficile per tutti, ma ancor più per le donne, per le donne straniere, che scrivono nella lingua non materna. Elvira è riuscita a farmi stringere il cuore, come ha fatto Elsa Morante a darmi quell’energia extra: tutt’e due con il virus della parola nomade, che si trasmette da una lingua all’altra. La lingua è contagiosa, attenti, tutti voi che prendete in mano i libri di letteratura! Mordono!”. (Jasmina Tešanović)

L’autrice
ELVIRA MUJČIĆ è nata in Serbia nel 1980; è vissuta a Srebrenica, in Bosnia, fino al 1992, quando ha iniziato il suo girovagare per stabilirsi, infine, a Roma.
Laureata in Lingue e letterature straniere, scrittrice e traduttrice letteraria, ha scritto pezzi teatrali, saggi e reportage per diverse riviste italiane.
Per i tipi di Baldini, Castoldi & Dalai ha tradotto in italiano Il letto di Frida di Slavenka Drakulić. Con Infinito edizioni ha pubblicato Al di là del caos (2007), E se Fuad avesse avuto la dinamite? (2009) e l’e-book Sarajevo: la storia di un piccolo tradimento (2011).

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

mercoledì 2 maggio 2012

Egitto: cinque nomi per un nuovo presidente

Avviamo con questo articolo una rubrica settimanale a firma di Giuseppe Acconcia – autore per Infinito edizioni del libro dal titolo “La primavera egiziana” – in vista delle elezioni presidenziali egiziane, previste per il 23 e 24 maggio 2012, con eventuale ballottaggio il 16 e 17 giugno. Si tratta di elezioni delicatissime e storiche che abbiamo deciso di seguire con la massima attenzione grazie alla conoscenza e alla grande sensibilità giornalistica di Acconcia, che ha seguito da piazza Tahrir la primavera egiziana rischiando in prima persona.
Ci auguriamo che per la stampa e per i lettori questa breve rubrica potrà essere significativa fonte d’informazione.
Buona lettura

Egitto: cinque nomi per un nuovo presidente

di Giuseppe Acconcia
©Infinito edizioni 2012 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte
Amr Moussa contro Mohammed Mursi: a poche settimane dal primo turno delle presidenziali in Egitto si profila uno scontro tra l’ex segretario della Lega araba e il dirigente conservatore dei Fratelli musulmani. Ancora aperta tra gli islamisti è la ferita per l’eliminazione del leader carismatico di Libertà e Giustizia, Khayrat-al Shaker, mentre i salafiti sono scesi in piazza Tahrir per denunciare l’assenza di un candidato del partito religioso estremista, dopo l’esclusione di Abu Ismail per questioni procedurali.
Archiviato l’idillio del dopo rivolte tra esercito e partiti ispirati all’Islamismo politico, inizia una nuova fase repressiva dei movimenti religiosi in vista della stesura della Costituzione. È in gioco il nuovo assetto istituzionale dell’Egitto del dopo-Mubarak. Non è ancora chiara la nuova forma di governo. L’Assemblea costituente è ancora criticata dalle forze liberali che hanno lasciato i lavori per la massiccia presenza islamista. E così si va al voto senza sapere quali poteri avrà il nuovo presidente.
Non mancano outsider di pregio. Primo fra tutti Abu Fotuh, medico sessantenne espulso dalla Fratellanza musulmana per aver annunciato di voler formare un partito riformista. È l’anima “rivoluzionaria” della Fratellanza, rivolto alle politiche sociali e vicino ai giovani. In un certo senso, lo scontro impedito dalla dirigenza dei Fratelli musulmani tra progressisti e conservatori avrà luogo apertamente proprio in occasione delle presidenziali.
La seconda sorpresa potrebbe essere Ahmed Shafiq, riammesso all’ultimo momento. Shafiq, ex dirigente delle linee aeree egiziane e ultimo primo ministro scelto dall’ex presidente Hosni Mubarak, è appoggiato dai nostalgici del bandito Partito nazionale democratico (l’ex partito di Mubarak).
I giovani di piazza Tahrir credono che l’unica vittoria del movimento del 25 gennaio 2011 possa avvenire con l’elezione di Khaled Ali.

Dal Cairo, Giuseppe Acconcia (“La primavera egiziana”, Infinito edizioni, 2011, pagg. 157, € 13,00)