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giovedì 26 gennaio 2012

Anteprima presentazione "L'ultima bracciata"

Infinito edizioni in collaborazione con la Federazione Italiana Nuoto
Vi invita alla presentazione in anteprima nazionale del libro 

(pag. 136, € 12,00)

di Francesco Zarzana
Prefazione di Paolo Barelli
Introduzione di Cinzia Savi Scarponi
Postfazione di Alfredo Provenzali

Il racconto delle vite, dei sogni e delle speranze dei giovani della Nazionale italiana
di nuoto che perirono nell’incidente aereo di Brema

Giovedì 26 gennaio ore 18,00
Presso la Sala Rossa dello Stadio del Nuoto
Piazza Lauro De Bosis 3 – Roma

Interverranno: Paolo Barelli, Presidente FIN, Antonello Panza, Segretario Generale FIN, Giampiero Mauretti, Presidente Comitato regionale Lazio FIN, Gianfranco Saini, Direttore sportivo Nazionale italiana di nuoto, Alfredo Provenzali, giornalista.
Sarà presente l’autore.

Brema, Germania, 28 gennaio 1966. Un aereo della Lufthansa con a bordo 46 passeggeri precipita in fase di atterraggio a causa delle pessime condizioni meteo. Sull’aereo volano sette atleti della Nazionale italiana di nuoto (il triestino Bruno Bianchi, il torinese Chiaffredo “Dino” Rora, il romano Sergio De Gregorio, il veneziano Amedeo Chimisso, la romana Luciana Massenzi, la bolognese Carmen Longo, la genovese Daniela Samuele), il loro tecnico, il fiorentino Paolo Costoli e lo storico commentatore della Rai, il genovese Nico Sapio. Non ci sono superstiti.
La squadra azzurra era diretta al Meeting di Brema, il più prestigioso appuntamento della stagione indoor del nuoto europeo. E per la prima volta l’Eurovisione avrebbe portato il nuoto nelle case degli italiani.
Muoiono dei grandi campioni, malgrado la giovane età. Ragazzi che si aspettavano molto dallo sport e tutto dalla vita…
“Consiglio L’ultima bracciata ai nostri figli e ai loro padri, a quanti si avvicinano a questo sport e a tutti quelli che, come me, lo hanno a cuore”. (Paolo Barelli, Presidente della Federazione Italiana Nuoto)
“La nostra memoria storica va assolutamente allenata. Il libro scritto da Francesco Zarzana va in questa direzione. L’ultima bracciata rappresenta l’occasione migliore per far luce su un evento che mai nessuno dovrà dimenticare, su una storia vera e dolorosa che noi tutti dobbiamo portare nel nostro cuore sentendolo come un nostro lutto, il più grande lutto della famiglia del nuoto italiano”. (Cinzia Savi Scarponi, ex campionessa della Nazionale italiana di nuoto) 

L’autore
Francesco Zarzana, scrittore e autore teatrale, è fondatore e curatore della rassegna teatrale T… come Teatro e di Buk-Festival della piccola e media editoria di Modena. È presidente dell’associazione culturale Progettarte. Ha scritto, tra gli altri: La scure su Davide. Le leggi razziali del 1938 (con Susanna Miselli, Franco Angeli, 2005); Il Pascolo dei Cammelli (con Susanna Miselli, Infinito Edizioni, 2006); Il cimitero dei pazzi (Infinito edizioni, 2010). Per contattarlo: fzarzana@libero.it

mercoledì 25 gennaio 2012

Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, incontro sui Gulag sovietici a Vittorio Veneto

In occasione della Giornata della Memoria, che ricorrerà il 27 gennaio 2012, l´organizzazione di volontariato Mondo in Cammino Veneto propone alle ultime classi delle scuole superiori di Vittorio Veneto un convegno dal titolo: "GULag e Memoria". L'incontro, che si terrà presso l´Istituto Dante di Vittorio Veneto (inizio ore 9,00), sarà aperto al pubblico e sarà principalmente rivolto ai giovani, affinché le parole dei testimoni di questa giornata diventino memoria, tracce indelebili nei loro cuori e nelle loro menti.
L´incontro avrà come protagonisti ospiti di prestigio: la prof.ssa Elena Dundovich (Università di Firenze e Memorial), i giornalisti Leonardo Coen (La Repubblica), Anna Zafesova (La Stampa). Tutti affronteranno argomenti particolarmente stimolanti e interessanti. La mattinata si concluderà con un incontro tra gli studenti e lo scrittore Gabriele Nissim, autore del libro Una bambina contro Stalin - l´italiana che lottò per la verità su suo padre. Darà il via all'incontro Massimo Ceresa, responsabile di Mondo in Cammino Veneto e autore del libro Dania e la neve (Infinito edizioni).

Per informazioni: tel. 333 8904279
e-mail: mondoincamminoveneto@libero.it

Fino al 1992 la storia del GULag è stata prevalentemente una storia della memoria dei sopravvissuti. Solo negli ultimi vent'anni, a seguito dell'apertura degli archivi ex sovietici, sono apparse le prime raccolte documentarie e si è cominciato a riflettere sui GULag. L'accesso alla documentazione ha permesso una ricostruzione delle origini del GULag e della sua evoluzione in base alle esigenze di potere della leadership staliniana e ai mutamenti politici ed economici in URSS.

Infinito edizioni segnala in libreria  
(pag. 136, € 12,00)
di Francesco Zarzana
Prefazione di Paolo Barelli
Introduzione di Cinzia Savi Scarponi
Postfazione di Alfredo Provenzali

Il racconto delle vite, dei sogni e delle speranze dei giovani della Nazionale italiana
di nuoto che perirono nell’incidente aereo di Brema
 

Non sono nostalgica, non amo i ricordi, probabilmente per non fare il conto con rimpianti ed errori. Ho un solo vero legame con il passato: il nuoto. Le sensazioni provate allora, rimangono indelebili ancora oggi. L’acqua è simbolo di purezza e rinascita spirituale e io mi sentivo veramente me stessa solo immergendo il viso in essa, che fosse di mare o di piscina. Potevo nascondere fra gli spruzzi d’acqua le mie paure. Potevo esprimere liberamente la mia voglia di competere, la mia voglia di mostrare al mondo che c’ero anche io.
Ancora adesso, entrando in piscina, ricerco il contatto con l’amato e odiato cloro che ha caratterizzato tutta la mia adolescenza. Ne respiro l’odore a pieni polmoni e immediatamente torno con la mente a quei momenti di simbiosi, io e l’acqua, e a quella meravigliosa sensazione di potenza che ho conosciuto macinando chilometri e chilometri, vasca dopo vasca. Tuffarsi per raggiungere uno scopo, allenarsi per arrivare al risultato. In acqua ho sudato e ho gioito, in acqua ho anche pianto. I momenti trascorsi con i compagni di squadra, gli attimi che precedevano la gara quando la tensione saliva al massimo, i piccoli rituali scaramantici prima dello sparo dello starter, concentrare in pochi minuti un intero anno di lavoro. Come non rimpiangere tutto questo?
C’è chi purtroppo non ha avuto questa fortuna, perché strappato troppo presto alla vita. Il mio pensiero va agli azzurri scomparsi nella tragedia di Brema, un fatto praticamente sconosciuto alle nuove generazioni. Non amo i ricordi, è vero, ma la nostra memoria storica va assolutamente allenata.
Il libro scritto da Francesco Zarzana va in questa direzione. L’ultima bracciata rappresenta l’occasione migliore per far luce su un evento che mai nessuno dovrà dimenticare, su una storia vera e dolorosa che noi tutti dobbiamo portare nel nostro cuore sentendolo come un nostro lutto, il più grande lutto della famiglia del nuoto italiano. (Cinzia Savi Scarponi)

Vi invita alla presentazione in anteprima nazionale del libro
in collaborazione con la Federazione Italiana Nuoto
Giovedì 26 gennaio ore 18,00
Presso la Sala Rossa dello Stadio del Nuoto
Piazza Lauro De Bosis 3 – Roma

Interverranno: Paolo Barelli, Presidente FIN, Antonello Panza, Segretario Generale FIN, Giampiero Mauretti, Presidente Comitato regionale Lazio FIN, Gianfranco Saini, Direttore sportivo Nazionale italiana di nuoto, Alfredo Provenzali, giornalista.
Sarà presente l’autore. 
L’autore
Francesco Zarzana, scrittore e autore teatrale, è fondatore e curatore della rassegna teatrale T… come Teatro e di Buk-Festival della piccola e media editoria di Modena. È presidente dell’associazione culturale Progettarte. Ha scritto, tra gli altri: La scure su Davide. Le leggi razziali del 1938 (con Susanna Miselli, Franco Angeli, 2005); Il Pascolo dei Cammelli (con Susanna Miselli, Infinito Edizioni, 2006); Il cimitero dei pazzi (Infinito edizioni, 2010). Per contattarlo: fzarzana@libero.it

martedì 24 gennaio 2012

L’ultima bracciata: quando quei ragazzi in Germania perirono per servire in piscina il loro Paese

di Francesco Zarzana,
autore de “L’ultima bracciata. Brema, 1966: la tragedia dimenticata della nazionale italiana di nuoto” (Infinito edizioni, 2012, pagg. 136, € 12.00)

Il 28 gennaio 1966 è una data lontana, anonima, che non dice niente a nessuno anche a voler sforzarsi con la memoria e con il ricordo. E invece è un giorno che dovrebbe restare scolpito dentro tutti noi poiché l’Italia perse, tra il fango e la pioggia intorno all’aeroporto di Brema, sette ragazzi che facevano parte della Nazionale italiana di nuoto, e con loro l’allenatore Paolo Costoli e il grande cronista della Rai Nico Sapio, al seguito della piccola comitiva azzurra selezionata per partecipare al Meeting internazionale di nuoto di Brema, in Germania, allora il più importante torneo indoor invernale europeo.
I ragazzi erano il triestino Bruno Bianchi (capitano della Nazionale), il torinese Chiaffredo “Dino” Rora, il romano Sergio De Gregorio, il veneziano Amedeo Chimisso, la romana Luciana Massenzi, la bolognese Carmen Longo, la genovese ma milanese d’adozione Daniela Samuele; Costoli era fiorentino, Sapio genovese.

giovedì 19 gennaio 2012

VINCITORE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DOTTOR DOMENICO TULINO 2011 II EDIZIONE

COME UN ITALIANO
(pag 158, € 13,00)

Di Francesco De Filippo
Prefazione di Rosario Crocetta

Mohammed vive da precario. Cerca un "passaggio" per emigrare in Africa

 “Francesco De Filippo distrugge i luoghi comuni attraverso un romanzo che racconta le vicende normali e straordinarie di un giovane immigrato. Racconta della sua vita, delle sue relazioni, dei suoi incontri: potrebbero essere benissimo le storie di un giovane siciliano andato al Nord, ma Mohammed è ivoriano, è scuro di pelle, e tutto si complica. E a un certo punto non ce la fa più, ha paura, pensa di non poter sopravvivere a una società che non lo prevede, non sa che fare. Tornare a casa? Manco a pensarlo. Restare? Troppi casini. Alla fine, Mohammed si salva…”. (Rosario Crocetta)

Mohammed è un giovane della Costa d'Avorio giunto in Italia con il pericolosissimo viaggio che attraversa il Sahara a bordo di pick-up guidati da spietati passeur, il soggiorno nella Libia di Gheddafi, altrettanto pericolosa, e il Mediterraneo a bordo di una carretta del mare con tanti altri disgraziati come lui. L'Italia non è un Paese amichevole, anzi, è animata da forti pregiudizi e un razzismo serpeggiante che Mohammed ha modo di provare sulla sua pelle.
La vita per Mohammed non è facile: con il passare del tempo va italianizzandosi sempre di più ma al contempo aumenta la consapevolezza che la sua diversità etnica lo separa dagli italiani. Il mercato del lavoro e la crisi amplificano questa distinzione, finché nella sua testa non fa capolino una pazzesca idea per chi, come lui, per arrivare fino in Italia ha rischiato la vita…

Un romanzo d’autore scritto da un profondo conoscitore della società italiana, già co-autore con Andrea Camilleri di “Questo mondo un po’ sgualcito” e autore, sempre per la nostra casa editrice, di “Monnezza”.

Con il patrocinio dell'Associazione Mariam Fraternità Onlus

L’autore
Francesco De Filippo
(Napoli, 1960) è dal 1986 giornalista dell'Agenzia Ansa ed è stato corrispondente per Il Sole 24 Ore. Come romanziere e saggista ha pubblicato “Una storia anche d’amore” (Rizzoli, 2001); “L’affondatore di gommoni” (Mondadori, 2003); ”Pubblicate esordienti? Guida pratica per chi ha un libro nel cassetto” (Nutrimenti, 2004); “Sfregio” (Mondadori, 2006); “Quasi uguali. Storie di immigrazione” (Mondadori, 2009); “Monnezza” (Infinito edizioni, 2010); “Questo mondo un po’ sgualcito” (con Andrea Camilleri, Infinito edizioni, 2011); “Mafia padana. Le infiltrazioni criminali in Nord Italia” (con Paolo Moretti, Editori Riuniti, 2011). Ha curato due libri “La mia vita dentro. Le memorie di un direttore di carceri” (Infinito edizioni, 2010), di Luigi Morsello; Alias MM (Infinito edizioni, 2011), di Pino Sassano. Ha pubblicato numerosi racconti su periodici e quotidiani come la Repubblica, Carta, il Manifesto.
Da alcuni sono stati tratti spettacoli teatrali. Ha vinto numerosi premi; alcuni suoi libri sono stati pubblicati in Germania, Francia e nella Repubblica Ceca. I diritti de L’affondatore e di Sfregio sono stati opzionati da due società produttrici per realizzare film cinematografici.

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

mercoledì 18 gennaio 2012

“Babel Hotel” ovvero come l’ipocrisia italiana trasforma un luogo di vacanza in simbolo di marginalità

Che cosa accade ogni giorno all’interno di un gigantesco condominio composto da 480 appartamenti e abitato da duemila persone – che in estate diventano tremila – con lingue, culture e provenienze differenti? Come le esistenze e i sogni degli inquilini di questo strano ma realissimo luogo si intrecciano – e a volte si scontrano – con quelle degli abitanti della limitrofa cittadina di mare marchigiana?

Ce lo spiega, con rara chiarezza e sicuro fascino, Babel Hotel, un libro che è una “presa di parola” collettiva sul tema delle città plurali e delle diverse forme di marginalizzazione sociale causate anche dal sentimento di paura legato alla venuta dei nuovi "intrusi": i migranti. Ma, sopratutto, è una potente metafora, una tensione verso il futuro: qualcosa “a venire” che potrebbe con il tempo superare il margine narrativo per trasformarsi in un progetto creativo, sociale e politico più ampio.

L’autrice di Babel Hotel ci racconta nell’intervista che segue la genesi del libro e che cosa voglia dire vivere da “diversi” in un mostruoso luogo creato negli Anni ’70 a Porto Recanati, nelle belle Marche, per gli “uguali”, ovvero per tutti quegli italiani che, soldi in mano, avevano eletto l’Hotel House a luogo di villeggiatura estiva. Poi il terremoto ad Ancona, la struttura utilizzata per ospitare i terremotati, la speculazione che ha approfittato del crollo del valore degli appartamenti per comprarli a pochi soldi e affittarli, magari in nero, prima ai meridionali che puntavano verso la zona per il lavoro stagionale, infine ai cosiddetti extracomunitari, quelli che sognano un futuro migliore e il cui sogno diventa, in Italia, regolarmente incubo. Fino ad arrivare all’attuale Hotel House e al classico esempio di furba ipocrisia all’italiana…

martedì 17 gennaio 2012

Il romanzo che conclude la trilogia delle isole Canarie

Storie e leggende di un popolo isolate dall’alta marea
(pag. 256, € 14,00)

Di Sabas Martin
Traduzione di Chiara Vitalone

Un'isola antica la cui memoria perdura nei sogni di una mummia guanche. Un pescatore dotato di un portentoso membro virile. La sua sposa, che cerca sotto le acque del mare di prolungare la sua passione. Uno straniero che vuole decifrare la lingua di Dio e che colleziona oggetti e creature prodigiose in compagnia di una giovane sordomuta. Un medico elegante e servizievole che caccia uccelli cantori. E un professore che traduce i manoscritti dello straniero mentre aspetta che avvenga un'eclissi annunciata e sulle spiagge dell'isola si accumulano ondate di cadaveri naufraghi.
Questi gli ingredienti del nuovo capolavoro di Sabas Martín.
Pleamar conferma l'originalità potente della scrittura di Martín e appartiene al ciclo del territorio mitico di Isla Nacaria, figura e compendio leggendario di Canarias, di cui fanno parte i romanzi Nacaria e L'eredità.

Con il contributo del Programa Septenio del Governo delle Isole Canarie

L’autore
Sabas Martín
(Santa Cruz de Tenerife, 1954, Isole Canarie) è una delle voci più originali e sorprendenti dell’attuale letteratura spagnola. Giornalista e scrittore, coltiva con successo diversi generi letterari. Ha pubblicato in Spagna una trentina di volumi, molti dei quali tradotti all’estero. In Italia ha pubblicato, sempre con Infinito edizioni, L’eredità (2009) e Nacaria (2010).
  
Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

giovedì 12 gennaio 2012

Il racconto delle vite, dei sogni e delle speranze dei giovani della Nazionale italiana di nuoto che perirono nell’incidente aereo di Brema

di Francesco Zarzana
Prefazione di Paolo Barelli
Introduzione di Cinzia Savi Scarponi
Postfazione di Alfredo Provenzali

Brema, Germania, 28 gennaio 1966. Un aereo della Lufthansa con a bordo 46 passeggeri precipita in fase di atterraggio a causa delle pessime condizioni meteo. Sull’aereo volano sette atleti della Nazionale italiana di nuoto (il triestino Bruno Bianchi, il torinese Chiaffredo “Dino” Rora, il romano Sergio De Gregorio, il veneziano Amedeo Chimisso, la romana Luciana Massenzi, la bolognese Carmen Longo, la genovese Daniela Samuele), il loro tecnico, il fiorentino Paolo Costoli e lo storico commentatore della Rai, il genovese Nico Sapio. Non ci sono superstiti.

La squadra azzurra era diretta al Meeting di Brema, il più prestigioso appuntamento della stagione indoor del nuoto europeo. E per la prima volta l’Eurovisione avrebbe portato il nuoto nelle case degli italiani.

Muoiono dei grandi campioni, malgrado la giovane età. Ragazzi che si aspettavano molto dallo sport e tutto dalla vita…

“Consiglio L’ultima bracciata ai nostri figli e ai loro padri, a quanti si avvicinano a questo sport e a tutti quelli che, come me, lo hanno a cuore”. (Paolo Barelli, Presidente della Federazione Italiana Nuoto)

“La nostra memoria storica va assolutamente allenata. Il libro scritto da Francesco Zarzana va in questa direzione. L’ultima bracciata rappresenta l’occasione migliore per far luce su un evento che mai nessuno dovrà dimenticare, su una storia vera e dolorosa che noi tutti dobbiamo portare nel nostro cuore sentendolo come un nostro lutto, il più grande lutto della famiglia del nuoto italiano”. (Cinzia Savi Scarponi, Nazionale italiana di nuoto)

L’autore
Francesco Zarzana, scrittore e autore teatrale, è fondatore e curatore della rassegna teatrale T… come Teatro e di Buk-Festival della piccola e media editoria di Modena. È presidente dell’associazione culturale Progettarte. Ha scritto, tra gli altri: La scure su Davide. Le leggi razziali del 1938 (con Susanna Miselli, Franco Angeli, 2005); Il Pascolo dei Cammelli (con Susanna Miselli, Infinito Edizioni, 2006); Il cimitero dei pazzi (Infinito edizioni, 2010). Per contattarlo: fzarzana@libero.it


Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

mercoledì 11 gennaio 2012

CITTÀ SENZA DIMORA

Indagine sulle strade dell’esclusione
Di Medici per i diritti umani
Prefazione di Carlotta Mismetti Capua
Introduzione di Nicoletta Dentico

Città senza dimora è un viaggio fatto di testimonianze, immagini e dati raccolti sul campo tra gli esclusi dei centri urbani italiani cui quotidianamente vengono negati diritti fondamentali, garantiti solo sulla carta. Un viaggio a bordo di un Camper per i diritti per cercare di conoscere e comprendere le storie, e ciò che sta dietro i percorsi di vita, delle migliaia di persone che vivono senza dimora.

 “Cinquemila ragazzini l’anno, sotto i 18 anni, arrivano a piedi, per mare, soli, scappando da una casa che casa non è più casa: dove si muore. Come mi ha detto un amico, sono salmoni che nuotano controcorrente, dove l’acqua li salva. Per questo scappano, cercando rifugio qui. Ma qui anche l’acqua è torbida. La legge li offende, la burocrazia li scaccia, il nostro sguardo li ignora: così per molti di loro dopo una lunga fuga qui non c’è rifugio, se non la strada o un'altra fuga ancora, in cerca di un altro rifugio, altrove, magari più a Nord”. (Carlotta Mismetti Capua)

“Questo libro è uno strumento di conoscenza decisivo per chi intenda volgere uno sguardo onesto e consapevole verso le realtà sottocoperta delle città che abitiamo”. (Nicoletta Dentico)

CON IL PATROCINIO DI MEDU – MEDICI PER I DIRITTI UMANI
I PROVENTI DEI DIRITTI D’AUTORE SOSTENGONO I PROGETTI DI MEDU


L’autore
Medici per i diritti umani (MEDU) è un’organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, senza fini di lucro, indipendente da affiliazioni politiche, sindacali, religiose ed etiche il cui scopo è essere presente con l’azione e la testimonianza laddove il diritto alla salute e i più elementari diritti umani vengono negati. Medu si propone di portare aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, nelle situazioni di crisi: vittime di disastri naturali, di epidemie e dell’ingiustizia sociale, di conflitti armati, rifugiati, migranti, minoranze e tutti coloro che sono esclusi dall’accesso alle cure. Per info: www.mediciperidirittiumani.org

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

martedì 10 gennaio 2012

“Cinque chilometri in bici per salvare il mondo dai veleni”: intervista a Daniele Scaglione


La fame nel mondo può essere sconfitta, e lo si può fare pedalando!
Da questa profonda, radicata e motivata convinzione è nato un libro molto bello, di quelli che si leggono d’un fiato e possono cambiare la prospettiva nella vita di una persona: “La bicicletta che salverà il mondo”, di Daniele Scaglione (Infinito edizioni, 2011, pagg. 128, € 12.00, giunto alla seconda edizione).
Scaglione non è un utopista ma, al contrario, è un uomo razionale oltre a essere un impegnato operatore nel campo della difesa e del rispetto dei diritti umani, lavoro che svolge con ActionAid, ong tra le più importanti a livello planetario, particolarmente impegnata nel campo della lotta contro la tragedia (e lo scandalo!) della fame. Nel suo libro racconta, dati alla mano, dei danni spaventosi che il modello di sviluppo corrente – basato sul consumo abnorme di energia e sull’abuso di petrolio e carbone – sta provocando a tutti noi e ai nostri figli e di come basterebbe rivedere questo modello, con semplicità, per salvarci e salvare chi vive con noi. Come? Ce lo racconta nel libro ma lo accenna, con grande padronanza, anche nell’intervista qui di seguito.

Daniele, il titolo del tuo nuovo libro potrebbe quasi far pensare a un’opera carica d’utopia e lontana dalla realtà. Invece già dalla lettura delle prime pagine del tuo “La bicicletta che salverà il mondo” ci si trova davanti a un libro scritto come sempre con grande delicatezza e al contempo ricco non solo di dati ma anche di proposte. Puoi spiegarci allora come una bicicletta – o forse, meglio, “la” bicicletta – potrà salvare il nostro spossato pianeta?

È notizia di questi giorni che se ciascuno di noi sostituisse 5 chilometri di quelli che fa in auto con 5 chilometri percorsi in bici, le emissioni nocive potrebbero essere ridotte del 50 per cento. Cinque chilometri sono davvero pochi, sono alla portata di quasi tutti e grazie a così poco vivremmo meglio e, soprattutto, potremo lasciare dell’aria respirabile ai nostri figli. Questo è solo un primo esempio, strettamente connesso alla condizione di vita di noi italiani; nel libro ce ne sono altri. Il titolo usa l’articolo determinativo , “la” bicicletta che salverà il mondo, perché il riferimento non è a qualcosa di astratto, qualcosa di generico, ma alla mia, alla tua, alla nostra bicicletta. Insomma, è un modo per dire che il mondo – e soprattutto chi lo abita – si può salvare grazie a qualcosa che posso fare io, che puoi fare tu, che possiamo fare noi.
continua...

venerdì 6 gennaio 2012

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte con le toppe alla sottana Viva, Viva La Befana!


La parola Befana è una corruzione lessicale del termine greco epifania, e rappresenta una figura tipica di alcune regioni, diffusasi poi in tutta Italia. La Befana appartiene alle figure folkloristiche, dispensatrici di doni, legate alle festività natalizie.
Secondo la tradizione la Befana va a trovare i bambini la notte del 6 gennaio. I bambini lasciano delle calze vuote appese al camino di casa oppure alle finestre, sperando che la cara Befana le riempia ben bene di dolci e caramelle. In molte case è tradizione lasciare alla Befana qualcosa da mangiare o da bere. Spesso la Befana viene descritta come una vecchia, che vola su una scopa e ha una borsa o un sacco pieno di ogni squisitezza, regali per i bambini bravi, ma anche di carbone per i bambini che non sono stati buoni durante l'anno.
L'origine di questa figura è probabilmente legata a tradizioni agrarie pagane relative all'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Rappresenta infatti la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell'anno solare e l'inizio dell'anno lunare.
L'aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti Paesi europei.
E ora, Buona Befana a tutti!

giovedì 5 gennaio 2012

ARRIVA LA BEFANA, VI REGALIAMO UNA FAVOLA


La leggenda di Wars e Sawa
Una fiaba polacca per i nostri lettori di tutte le età tratta dal libro “Ci sarà unavolta. Favole e mamme in ambulatorio” di Andrea Satta.


Tanto tempo fa, sulle rive del fiume Wistola, viveva un giovane
pescatore di nome Wars.
Quando i suoi fratelli andavano a trovarlo, cercavano di convincerlo
ad andare a vivere con loro in campagna, dicendogli che lì
avrebbe trovato una bella ragazza che lo avrebbe reso felice, ma
lui rispondeva sempre che lontano dal fiume non sarebbe riuscito
a vivere.
La sera, prendeva la sua barca e iniziava a pescare.
Una notte, udì il canto di una dolce voce femminile.
Incuriosito, iniziò a dirigersi verso quel suono, e più si avvicinava,
più il suono si faceva forte.
A un tratto, vide su una roccia una creatura metà donna e metà
pesce che cantava. Anche lei lo vide e si tuffò in acqua.
Da allora, Wars smise di mangiare e di dormire per andare alla
ricerca della donna sul fiume.
Un giorno, i suoi fratelli, preoccupati, lo portarono dal vecchio
saggio il quale, ascoltato il suo racconto, gli disse: “Quella creatura
è una Sirena”.
Wars si era innamorato, ma il saggio aggiunse: “Non potrete mai
vivere insieme; le sirene possono vivere solo nel fiume. Esiste una
sola possibilità per farla innamorare di te: al sorgere del sole, chiamala
con un nome di donna, e lei diventerà una ragazza”.
Wars continuò tutte le notti a cercarla. Una notte tempestosa,
nel fiume si formò un vortice, la barca si capovolse e Wars venne
inghiottito dalla corrente. Stremato pensò: “Amore mio, visto che tu
non vuoi venire da me, sarò io a venire da te”.
Mentre credeva di morire, si sentì abbracciare, poi svenne. Quando
riprese i sensi, il sole stava sorgendo e vide accanto a sé la sirena.
Ricordandosi le parole del Saggio, disse :“Ti chiamerò Sawa”.
“Sawa”, rispose la sirena e, in quel momento, anche il resto del suo
corpo divenne quello di una ragazza.
Da allora Wars e Sawa vissero insieme nella casa sul fiume,
dove oggi sorge una grande città che porta i loro nomi: Warsawa...
(Varsavia).

mercoledì 4 gennaio 2012

La fame nel mondo e i biocarburanti, la postfazione di Edoardo Maturo al libro di Daniele Scaglione “La bicicletta che salverà il mondo”



Nel 2011, anno in cui ricorre il 150° anniversario dell’unità d’Italia, il nostro Paese sembra essere stato invaso da una nuova ondata di partecipazione politica. Tra qualche anno, nei libri di storia, leggeremo che nel 2011 gli italiani hanno deciso di schierarsi in maniera netta e decisa contro la privatizzazione di una risorsa naturale così importante come l’acqua e, a distanza di oltre vent’anni dalla prima volta, contro il nucleare. Purtroppo quello che non leggeremo è che la fame è stata sconfitta. Sembra incredibile ma nell’era del biologico e della cucina fusion la fame è ancora la prima causa di morte al mondo.
Questo perché la fame è il prodotto di egoismi, di sfruttamenti, della mancanza di volontà politica; un prodotto presente ogni giorno sulle tavole di un miliardo di persone al mondo. La Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione, dice che
sono diversi gli ingredienti di questo prodotto: cambiamenti climatici, speculazioni finanziarie, svalutazione del dollaro, incremento nel consumo di carne, aumento del
prezzo del petrolio. A tutti questi ingredienti la Fao ne aggiunge anche un altro, forse meno famoso dei precedenti: i biocarburanti.
Sgombriamo subito il campo da qualsiasi dubbio: parlare di biocarburanti significa parlare di fame. Non credete quindi a chi vi dice che i biocarburanti sono la soluzione all’inquinamento, a chi assicura che rappresentano la panacea al surriscaldamento del pianeta e nemmeno a chi sostiene che sono la nostra unica soluzione energetica. Credete piuttosto alle storie vere di persone che la sera sentono lo stomaco brontolare per colpa della nostra insaziabile sete di energia. Mai come oggi la parola ecologia è entrata nel nostro vocabolario quotidiano anche se ancora troppe poche persone sono disposte a rinunciare alla propria automobile, nemmeno per andare a comprare il pane dietro casa…
Di certo c’è che, con il petrolio che sta finendo e la Terra che sta diventando più bollente di un forno a microonde, è necessario fare qualcosa. Se ne sono accorti perfino i grandi della Terra. Non per ragioni filantropiche né tanto meno ecologiste, intendiamoci. Piuttosto perché sull’energia, da sempre, si gioca la delicata partita degli equilibri geopolitici sullo scacchiere internazionale.
Prendete ad esempio il Brasile e scoprirete che non è un caso che negli ultimi anni sia diventato una superpotenza mondiale. La ragione, provando a semplificare la situazione, ha un nome e un cognome: canna da zucchero. Nello stato sudamericano da anni usano il bioetanolo per far camminare le automobili, tanto che, per la prima volta nella storia, nel Paese sudamericano la vendita di bioetanolo ha superato quella della benzina. Utilizzando
un’iperbole potremmo dire che la canna da zucchero, così come lo fu la veste bianca in khadi di Ghandi, è diventata per il Brasile il simbolo dell’indipendenza dalla
fame, dalla malnutrizione, dalla miseria. In una parola, dalla povertà.
Così se una volta coltivavamo canna da zucchero, mais, grano, soia per riempire le nostre pance, e per fare due chilometri andavamo tranquillamente a piedi, adesso coltiviamo canna da zucchero, mais, grano, soia, per riempire i serbatoi dei nostri nuovi fiammeggianti Suv con cui facciamo i due chilometri che ci separano dal panettiere o magari proprio dalla palestra dove andiamo a bruciare i grassi di troppo. Se non altro, ci consoliamo, inquiniamo poco… Sbagliato! Sbagliato perché abbattere una foresta, riconvertire quel terreno in una coltivazione intensiva, utilizzare i trattori per dissodare la terra e i diserbanti per proteggere le piante e infine trasportarle a casa nostra con l’aereo non è certamente il modo migliore per ridurre le emissioni inquinanti. Lo certificano diversi studi autorevoli: considerando l’intero processo produttivo, i biocarburanti producono quasi la stessa CO2 delle energie fossili.
I più fieri sostenitori dei biocarburanti potrebbero obiettare che perfino respirando produciamo CO2. D’accordo. Però dobbiamo avere anche il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. I biocarburanti sono la nuova frontiera del colonialismo. Cambiano i fattori ma il risultato è sempre lo stesso: una volta andavamo in Africa per schiavizzare le persone, poi con le cannucce per succhiare via il petrolio dalla terra o con il piccone per scrostare i diamanti dalle miniere; oggi andiamo in Africa con la pala e il rastrello alla ricerca di ettari di terra che noi non abbiamo.
La direttiva europea sulle energie rinnovabili, infatti, stabilisce obiettivi che difficilmente potremo raggiungere contando solo sulle nostre forze. Le stime dicono che l’Europa, per produrre il 20 per cento del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2020, avrebbe bisogno di una superficie grande come due volte il Belgio da destinare alla produzione di biocarburanti.
Non stupiamoci quindi se le aziende europee e americane, con la copertura economica dei governi del Nord e quella politica dei governi del Sud, si stanno accaparrando intere regioni in Africa, Asia e America Latina. Spostano forzatamente le popolazioni dalle terre sulle quali vivono e lavorano da generazioni. Insomma, i biocarburanti sono un problema maledettamente serio. Non c’è da scherzarci su, nonostante il premio Nobel per la Chimica Paul Crutzen sostenga che i biocarburanti – convertendo più del previsto l’azoto dei fertilizzanti in ossido d’azoto, il gas esilarante – ci faranno morire dal ridere. I biocarburanti ci faranno morire, è vero. Ma non dal ridere. Perché, secondo la Banca
Mondiale, il 75 per cento dell’aumento dei prezzi alla base della recente crisi alimentare è stato causato proprio dalla folle rincorsa ai biocarburanti. Perché, nonostante le continue promesse dei governi di tutto il mondo, la fame causa più morti di terremoti, epidemie, guerre. Perché, nonostante una persona su sette al mondo soffra la fame, le multinazionali espropriano terre e distruggono habitat che non gli appartengono. Perché dal 2007 a oggi
la malnutrizione cronica è aumentata di due persone al secondo. Perché per produrre cinquanta litri di bioetanolo servono duecentotrentadue chili di mais, cioè quanto servirebbe per sfamare un bambino per un intero anno.
È per tutte queste ragioni che ActionAid ha deciso che non era più possibile tacere sui biocarburanti. Con la campagna Operazione Fame abbiamo dichiarato guerra alla più grande catastrofe dei giorni nostri, la prima causa di morte dal Guatemala alla Cina, perché crediamo che la fame possa e debba essere sconfitta. Basta solo un po’ di buona volontà. Da parte dei governi, in primo luogo.
Ma anche da parte nostra, perché le scelte che compiamo ogni giorno hanno un impatto più grande di quanto pensiamo. Per esempio, quando prendiamo la macchina per fare quei due chilometri, non pensiamo che riducendo i nostri consumi di energia ridurremmo i consumi totali di energia del nostro Paese, permettendo al governo di fare minor ricorso ai biocarburanti per raggiungere gli obiettivi europei. Adesso tocca a ciascuno di noi fare il
primo passo, o meglio, la prima pedalata, rispolverando magari quella bici che da tempo giace in cantina per andare a comprare il pane dietro casa.


Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918

martedì 3 gennaio 2012

Un estratto del testo di Giorgio Napolitano per il libro "Sull'orlo del baratro"




L'Unione europea sopravviverà alla più grande crisi dal Dopoguerra?
(pag. 96, € 12,00)

Di Gianni Pittella e Francesco De Filippo
Con un intervento di Giorgio Napolitano
Contributi di Daniel Gros, Stefano Micossi, Joseph Mifsud
Coordinamento di Luciano Cerasa e Daniele Cardella


Un’Europa divisa e senza regole è l’obiettivo di chi ancora pensa
di poter giocare un ruolo nella globalizzazione
difendendo e tutelando interessi particolari.
(Gianni Pittella)

La finanza e gli strumenti finanziari si evolvono velocemente, troppo velocemente per consentire agli Stati di reagire in tempo utile. Non si tratta di un fallimento della globalizzazione, ma piuttosto del governo internazionale
dell’economia. Per milioni di persone la globalizzazione ha rappresentato un potente motore di crescita e di benessere. Penso ai contadini in regioni remote, i quali possono godere di più accettabili condizioni di vita grazie a
migliori tecniche di produzione o a nuove modalità di commercio affidate ai telefoni cellulari o a internet.
D’altro canto, naturalmente, anche i problemi si sono globalizzati, al punto che gli Stati sovrani non sono più in grado di affrontarli su base nazionale. La globalizzazione dei problemi richiede la globalizzazione delle soluzioni.
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica


La “primavera araba”, i rapporti israelo-palestinesi, il ruolo dell’Unione Europea nel Mediterraneo e nei rapporti con i vicini dell’Est, la crisi greca, la Tobin tax, i rapporti franco-tedeschi, i limiti della politica italiana e molto altro in questo libro-intervista che vede al centro uno dei politici italiani più noti e stimati in Europa. Ma è l’Unione europea a ricoprire una parte fondamentale di questo lavoro.
La Ue non può e non deve crollare. La crisi che stiamo attraversando è di spaventose dimensioni ma Bruxelles ha gli strumenti per difendere il continente. Il vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, individua il percorso che i Paesi e l'organo sovranazionale che li rappresenta e unisce devono compiere per uscire da una situazione che ha portato la grande istituzione sull'orlo del baratro. E non lesina critiche a quei governi che per tornaconti elettorali e scarsa lungimiranza politica intendono da questa situazione accrescere la distanza economica tra i Paesi, contribuendo a un’Europa sempre più a "doppia velocità". Mancano le grandi stature politiche, gli Adenauer, i Mitterrand, gli Spinelli, ma, a sostenere le sue idee, Pittella ha un europeista convinto ed esperto come il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tenace sostenitore di “sempre più Europa”. Un parere condiviso anche da tecnici di caratura internazionale come Daniel Gros, Stefano Micossi e John Mifsud.

Gli autori

Francesco De Filippo (Napoli, 1960) è dal 1986 giornalista dell'Agenzia Ansa ed è stato corrispondente per Il Sole 24 Ore. Come romanziere e saggista ha pubblicato Una storia anche d’amore (Rizzoli, 2001); L’affondatore di gommoni (Mondadori, 2003); Pubblicate esordienti? Guida pratica per chi ha un libro nel cassetto (Nutrimenti, 2004); Sfregio (Mondadori, 2006); Quasi uguali. Storie di immigrazione (Mondadori, 2009); Monnezza (Infinito edizioni, 2010); Questo mondo un po’ sgualcito (con Andrea Camilleri, Infinito edizioni, 2011); Mafia padana. Le infiltrazioni criminali in Nord Italia (con Paolo Moretti, Editori Riuniti, 2011), Come un Italiano (Infinito edizioni, 2012). Da alcuni sono stati tratti spettacoli teatrali. Ha vinto numerosi premi; alcuni suoi libri sono stati pubblicati in Germania, Francia e nella Repubblica Ceca. Vincitore del Premio Festival Paris Noir 2011 e del Premio internazionale Domenico Tulino 2011.

Gianni Pittella (Lauria, 1958) è medico, sposato con due figli, eurodeputato dal 1999, primo vicepresidente del Parlamento europeo. È membro della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori e di quella per i Problemi economici e monetari. Fa inoltre parte della delegazione per le relazioni con l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Serbia, il Montenegro e il Kosovo e della Delegazione all’Assemblea parlamentare euromediterranea. Ha fondato con Mario Mauro il centro Meseuro per lo sviluppo dell’Europa del Mediterraneo, presiede la Fondazione Zefiro e l'associazione politica Prima Persona. È membro della direzione nazionale del Pd, del cda della Fondazione Mezzogiorno Europa, presiede il gruppo interparlamentare del Pd sul Trattato di Lisbona. Ha scritto molti libri tra cui Rosso Antico (1996), Diario di bordo (1997), Eurodiario (1999-2000), Il Triangolo della ricchezza (2003), Europ@ (2004), Dal Sud in Europa con Te (2004), Partiti europei e gruppi politici nel nuovo Europarlamento dell’Unione a 25 (2004), Un’Europa per i cittadini (2006).

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918