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martedì 31 marzo 2015

31.03.2015: chiusura opg in Italia. L'inferno è finito?

Tra poche ore chiuderanno gli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia, dopo anni di sentenze della Corte Costituzionale, battaglie civili e le denunce di giuristi, intellettuali, associazioni, gente comune e artisti. Anni durante i quali gli internati hanno continuato a morire, a soffrire, a perdere la loro dignità di cittadini, di esseri umani. Le strutture, in tutto sei, ospitano circa 700 persone, di queste 450 saranno destinate alle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), strutture ancora non attivate in tutte le Regioni.
Bianca è una ragazza particolare, ha una spiccata e profonda sensibilità e delicatezza che la rende più cauta e diffidente nei rapporti sociali e con le persone. Bianca viene relegata in un ospedale psichiatrico giudiziario senza motivo e, come regalo per il suo 51° compleanno, dopo più di dieci anni di reclusione, subisce l’elettroshock più forte. È questo il suo mala dies, il giorno peggiore della sua vita. Questa è la storia di Bianca, sì, e allo stesso tempo non lo è. O non è soltanto questo.
La storia di Bianca è il tema di Mala dies è il saggio di Angelo Lallo. Bianca è esistita o no? È uno dei primi interrogativi che desideriamo porci immergendoci nella lettura di queste pagine sconcertanti, ma non è questa la domanda a cui l’autore dà una risposta. Perché Mala dies è la storia di fatti realmente accaduti a migliaia di persone, rinchiuse ingiustamente negli opg e altrettanto ingiustamente trattate e non considerate. Dimenticate. Mala dies ripercorre la nascita della psichiatria e dei metodi terapeutici, alcuni dei quali, incredibilmente, sono ancora oggi messi in pratica.



La psichiatria ha il compito storico e sociale di ricondurre la Sragione a Ragione, volente e nolente. Tutte queste cose, anche queste cose, dice Angelo Lallo nel suo libro sapiente e intelligente”. (Lorenzo Toresini)

sabato 28 marzo 2015

Ispirare la Fantasia: un concorso letterario gratuito!

A tutti coloro che amano la scrittura e vogliono mettersi alla prova e testare il proprio talento, ecco un concorso letterario nazionale, del tutto gratuito e molto smart. Si intitola Ispirare la Fantasia e ce n'è davvero per tutti i gusti. Cogliamo l'occasione per ringraziare Annarita Faggioni de Il Piacere di Scrivere, ideatrice di questo bellissimo progetto che ha coinvolto noi e tanti nostri colleghi in una sinergia perfetta che rimbalza da Nord a Sud in tutta Italia!

In bocca al lupo e buon lavoro a tutti!

Riportiamo una parte del comunicato stampa, con tutti i link per scaricare il bando e partecipare! E ricordatevi: #inspireflights!

"È partita lo scorso 2 Marzo la I Edizione del Premio Letterario Nazionale “Ispirare La Fantasia”. Il Premio, gratuito, si rivolge a scrittori di tutta Italia che intendano partecipare con un racconto o una poesia inediti a tema libero, oppure con un proprio romanzo già pubblicato. È prevista anche una sezione dedicata alla scrittura online e al copywriting.
 Le opere dovranno pervenire, come da bando, entro il 30 Settembre 2015, per via telematica, all'indirizzo premio@ilpiacerediscrivere.it.
La cerimonia di premiazione è prevista a Taranto, per la proclamazione dei sessanta finalisti provenienti da tutta Italia, il prossimo 17 Ottobre 2015.
Per i primi venti finalisti delle sezioni poesie e racconti inediti è prevista la pubblicazione di due antologie da parte della casa editrice modenese “Infinito Edizioni”.
Il diritto di autore delle due antologie verrà completamente devoluto all'associazione Mister Sorriso di Taranto, che da 13 anni si occupa di donare un po' di gioia nel reparto oncologico del SS. Annunziata.
 “Infinito Edizioni sostiene il concorso letterario “Ispirare La Fantasia” perché è un progetto che crea cultura, connessioni tra tutti i mestieri legati all’editoria e, sopra ogni altra cosa, dà possibilità a chi ha passione per la scrittura di esprimersi e di entrare in questo mondo” è la motivazione della responsabile per i social media della Infinito Edizioni Elisabetta Falcioni.
L'iniziativa, partita dal blog letterario “Il Piacere di Scrivere”, è stata fortemente voluta da importanti realtà del panorama editoriale italiano e coinvolge agenzie letterarie, riviste, blog e case editrici (che pubblicano sia in digitale che in cartaceo).
Ben dieci i componenti della giuria di qualità, presieduta dalla blogger tarantina 24enne Annarita Faggioni, ideatrice dell'iniziativa.
“Dalle ceneri del Premio Taranto, oggi Il Piacere di Scrivere, a quattro anni di attività letteraria, coinvolge realtà editoriali da tutta Italia. Ringraziamo di cuore tutti gli amici, che hanno voluto partecipare con generosità e cultura al nostro progetto. Ora attendiamo gli autori!” conclude.
Per info: Annarita Faggioni (+39) 3420278650
Evento Facebook per la stampa: https://www.facebook.com/events/1564971200455245/

Hashtag ufficiale: #inspireflights E-mail: ufficiostampa@ilpiacerediscrivere.it".

Buon fine settimana, lasciate correre le penne sulla carta o le vostre dite sulla tastiera e partecipate!

venerdì 27 marzo 2015

27 marzo: Giornata Mondiale del Teatro


Il 27 marzo si festeggia la Giornata Mondiale del Teatro. Viene celebrata dal 1962 nei Centri Nazionali dell’Istituto internazionale del teatro, la più importante organizzazione non governativa delle arti sceniche, attiva dal 1948 in circa cento Paesi del mondo per iniziativa dell’Unesco.
Lo scopo della giornata è quello di diffondere la conoscenza della pratica delle Arti di scena grazie alla cooperazione tra culture diverse, in modo da consolidare gli ideali di pace e amicizia tra i popoli attraverso l’arte, prerogativa principale dell’Unesco.
Ogni anno una personalità del mondo teatrale diffonde un “messaggio internazionale”, tradotto in diverse lingue, in cui si condividono riflessioni sul Teatro e sulla Pace tra i popoli. Per l’edizione del 2015 l’ambasciatore scelto è il regista teatrale polacco Krzysztof Warlikowski. Cliccate qui per leggere il suo messaggio integrale.

Festeggiamo il teatro segnalando i nostri libri sul tema:




giovedì 26 marzo 2015

Presentazione 26 marzo di Mala dies: opg e istituzioni totali in Italia


A pochi giorni dalla chiusura degli opg Infinito edizioni
invita alla presentazione del volume

(€ 13,00 – pag. 142)

Di Angelo Lallo
Introduzione di Lorenzo Toresini

giovedì 26 marzo, ore 17,30
Presso la  Sala Bruno Trentin, sede Cgil, via Ca' Marcello 10
Mestre - (Ve)

Intervengono Stefano Cecconi, Annamaria Marin, Ugo Agiollo,
Anna Poma, Gianfranco Rizzetto, Alex e Ivan Lallo

La vergogna degli ospedali psichiatrici giudiziari:
né riabilitazione, né cura


Bianca è una ragazza particolare, ha una spiccata e profonda sensibilità e delicatezza che la rende più cauta e diffidente nei rapporti sociali e con le persone. Bianca viene relegata in un ospedale psichiatrico giudiziario senza motivo e, come regalo per il suo 51° compleanno, dopo più di dieci anni di reclusione, subisce l’elettroshock più forte. È questo il suo mala dies, il giorno peggiore della sua vita. Questa è la storia di Bianca, sì, e allo stesso tempo non lo è. O non è soltanto questo.
Mala dies è il nuovo saggio di Angelo Lallo. Già autore per Infinito edizioni con Il sentiero dei tulipani, lo scrittore è scomparso prematuramente lo scorso 19 febbraio, non riuscendo a vedere ultimato questo libro che è il prodotto di anni di studi e ricerche per denunciare l’orrore degli opg.
La sua Bianca è esistita o no? È uno dei primi interrogativi che desideriamo porci immergendoci nella lettura di queste pagine sconcertanti, ma non è questa la domanda a cui l’autore dà una risposta. Perché Mala dies è la storia di fatti realmente accaduti a migliaia di persone, rinchiuse ingiustamente negli opg e altrettanto ingiustamente trattate e non considerate. Dimenticate. Mala dies ripercorre la nascita della psichiatria e dei metodi terapeutici, alcuni dei quali, incredibilmente, sono ancora oggi messi in pratica. E fa riflettere particolarmente in questi giorni, a ridosso della chiusura prefissata di queste istituzioni e in assenza di pianificazione e realizzazione di strutture alternative in alcune Regioni.


La psichiatria ha il compito storico e sociale di ricondurre la Sragione a Ragione, volente e nolente. Tutte queste cose, anche queste cose, dice Angelo Lallo nel suo libro sapiente e intelligente”. (Lorenzo Toresini)

lunedì 23 marzo 2015

Book Pride Milano: editoria indipendente!


Dal 27 al 29 marzo ci troverete a Book Pride Milano, presso i Frigoriferi Milanesi, stand G9!

Che cos'è Book Pride?

"Book Pride è la prima fiera dell’editoria autofinanziata da chi la fa, un grande evento di promozione della cultura non omologata, che riunisce a Milano, per tre giorni, editori, autori, giornalisti, lavoratori della conoscenza, artisti…
Il progetto Book Pride mira a salvaguardare la “bibliodiversità”, cioè della preziosa varietà delle produzioni culturali, messa sempre di più a rischio dall’azione dei grandi gruppi editoriali.
Il progetto Book Pride ha stretto rapporti di cooperazione organizzativa con alcuni partner privati e istituzionali, tra cui il Comune di Milano e l’Institut Français Italia. La manifestazione è inoltre inserita nel programma “Milano città del libro 2015“. Accanto a queste tipologie di collaborazioni, la fiera si caratterizza anche per il sostegno mediatico di numerose testate indipendenti dell’informazione".
Non mancate, vi aspettiamo numerosi!

sabato 21 marzo 2015

No Ruz, il Capodanno Persiano con Antonello Sacchetti

Il 21 marzo si festeggia il No ruz, il capodanno persiano. Il nostro esperto Antonello Sacchetti ha scritto un interessante articolo che approfondisce il tema e gli usi e i costumi di Iran e Afghanistan. Nella nostra collana Orienti potete trovare tutti i libri di Antonello Sacchetti su Iran e Persia.
A voi l'incipit dell'articolo. 
"L’arrivo della primavera segna l’inizia del nuovo anno in Iran e Afghanistan. In questi due Paesi vige infatti il calendario persiano, noto anche come calendario di Jalaali. Si tratta di un calendario solare che stabilisce gli anni bisestili non mediante una regola numerica, ma sulla base dell’osservazione dell’equinozio di primavera. L’inizio del nuovo anno non cade automaticamente ogni 21 marzo, ma varia di volta in volta.   Il 1394 inizia alle 11.45 e 11 secondi (ora italiana) di sabato 21 marzo 2015 .
Il calendario persiano è senza dubbio più esatto dal punto di vista scientifico, con un margine di errore di un giorno ogni 141.000 anni. Il calendario gregoriano, in uso in Occidente, ha invece un giorno di errore ogni 3.226 anni. I persiani furono il primo popolo a preferire il ciclo solare al ciclo lunare. Nella cultura zorostriana, predominante in Persia fino all’avvento dell’Islam, il sole ha infatti avuto un’importanza simbolica fondamentale.
Nell’XI secolo, sotto il regno del sultano selgiuchide Jalaal ad-Din Malik Shah Seljuki, una commissione di scienziati della quale faceva parte il grande poeta e matematico Omar Khayyam, elaborò un nuovo calendario sulla base di uno in uso secoli prima. Il nuovo calendario persiano viene tuttora chiamato calendario di Jalaali, in onore del sultano. Sostituito in seguito col calendario lunare islamico, il calendario persiano viene reintrodotto in Persia nel 1922. L’Afghanistan lo adotta nel 1957, ma denominando in arabo i mesi.
Il calendario persiano è così strutturato:
Farvardin (Marzo 21-Aprile 20)
Ordibehesht (Aprile 21-Maggio 21)
Khordad (Maggio 22-Giugno 21)
Tir (Giugno22-Luglio 22)
Mordad-Amordad (Luglio 23-Agosto 22)
Shahrivar (Agosto 23-Settembre 22)
Mehr (Settembre 23-Ottobre22)
Aban (Ottobre 23-Novembre 21)
Azar (Novembre 22-Dicembre 21)
Day (Dicembre 22-Gennaio 20)
Bahman (Gennaio 21-Febbraio 19)
Esfand (Febbraio 20-Marzo 20)
I primi 6 mesi sono di 31 giorni, i successivi 5 sono di 30 giorni e l’ultimo mese è di 29 giorni, 30 giorni in quelli bisestili."

venerdì 20 marzo 2015

Fiori, abbracci, poesia e Memoria

Il 20 marzo, oltre a essere la data del Capodanno persiano, è la Giornata Internazionale della Felicità. Istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite a partire dal 28 giugno 2012, riconosce alla Felicità lo scopo da raggiungere per tutta l’umanità, con il conseguimento globale del diritto al benessere, alla crescita economica, allo sviluppo sostenibile e alla cancellazione della povertà.
I want to create more happiness around me: questo il leitmotiv della Giornata Mondiale della Felicità 2015. Il Word Happiness Resort prende spunto dal Bhutan, paese asiatico dove esiste, già dagli anni ’70, un parametro simile al nostro PIL, ma che misura, appunto, il grado di felicità: il GNH, Gross National Happiness, ovvero al Felicità Interna Lorda.
Secondo l’ultimo World Happiness Report i Paesi più felici del mondo sono quelli scandinavi: primi posti per Danimarca, Finlandia e Norvegia, per proseguire con Paesi Bassi, Canada, Svizzera, Nuova Zelanda e Australia. L’Italia si deve accontentare del 28° posto e, secondo le statistiche Eurostat, sarebbe solo diciannovesima nella classifica del benessere della Ue, con un indice nazionale di felicità, basato sulla soddisfazione espressa dai cittadini rispetto alla qualità della vita è pari al 6,7.
Per commemorare la festa, promosse dalle Nazioni Unite, oggi prendono piede molte iniziative in tutto il mondo: in Italia ci saranno numerosi eventi all’insegna del buonumore. Spettacolo di danza e merenda a Milano all’Accademia della Felicità, con reading e l’incontro con il cantautore Nicolò Agliardi. Abbracci gratis a Bologna durante la serata organizzata dal MeglioCosì al Circolo Ufficiali dell’Esercito in Via Marsala.
L’ambasciatore scelto dall’Onu per l’edizione del 2015, protagonista anche l’anno scorso, è il cantante statunitense Pharrell Williams, autore del tormentone Happy, protagonista di una campagna di sensibilizzazione per promuovere la felicità.

Il 21 marzo, invece, è la Giornata mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO nel 1999. Il senso di questa ricorrenza è quello di riconoscere a questo genere letterario il ruolo di divulgazione e tramite interculturale per la diversità linguistica e culturale, la comunicazione e la pace. Molte città aderiscono alla ricorrenza promuovendo letture di poesie e concorsi ad hoc per poeti emergenti. Per festeggiare questa giornata, il nostro poeta fortiniano Gianluca Paciucci presenta a Trieste il suo nuovo libro Rictus delle verità sociali, presso la Casa del Popolo Antonio Gramsci, via Ponziana 14, 1° piano, ore 21,00. In collaborazione con l'associazione culturale Tina Modotti. Letture e musiche a cura di Adriana Giacchetti, proiezione foto di Guido Penne.
Ultima ma non meno importante, sempre il 21 marzo, ricordiamo la XX Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie, indetta dal 1996 da Libera, la nota fondazione presieduta da don Luigi Ciotti. In questa giornata tante le iniziative di commemorazione da Bologna a Rimini all'insegna del titolo "La verità illumina la giustizia". Troverete al link l'elenco di tutte le iniziative di Libera al link l'elenco di tutte le iniziative di Libera. 
La casa editrice Infinito edizioni suggerisce alcune letture per ricordare questi avvenimenti: per la Giornata internazionale della Felicità Giulio Vanzan, Il coraggio di essere felici,per la Giornata mondiale della Poesia Gianluca Paciucci Rictus delle verità sociali e Gaia Gentile con Merimia, (vincitore del Premio Carver 2013), e infine, per la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie Silvia Resta La bomba di Firenze. 

giovedì 19 marzo 2015

Mi chiamo Beba su Repubblica.it




Mi chiamo Beba di Palma Lavecchia è su Repubblica.it con uno splendido articolo di Silvana Mazzocchi. 
Il testo propone un'importantissima riflessione per tutte le donne. Il sottotitolo è uno slogan efficacissimo che dovrebbe tatuarsi a vita nelle nostre menti: se un uomo ti picchia non è mai per amore.
Quante volte le donne sono state e sono tutt'ora vittime di stalking e violenza? Nonostante il decreto legge del 2013 che per la prima volta in Italia si occupa del reato di femminicidio, la strada è ancora molta da fare, anche se forza, coraggio e consapevolezza stanno facendo breccia nel cuore di tante donne italiane.
Come succede per Benedetta, la giovane bellissima moglie e madre Benedetta, che un giorno cambia aspetto, è trasandata, è depressa e rischia di perdere la vita, lasciata dal marito morente e malridotta sul ciglio della strada.
Ma Benedetta ha un'arma forte nel suo arsenale: Mattia, suo figlio, che gli darà la giusta forza per risollevarsi e dire basta a quella vita di buio e ombra e sì alla luce e ai colori vivaci, proprio come quelli della copertina del libro. Benedetta, infine, cambierà anche il suo nome: diventerà Beba.

Ecco di seguito l'incipit dell'articolo di Silvana Mazzocchi sulla rubrica Passaparola di Repubblica.it.


"Storia di Benedetta, detta Beba, perseguitata per anni da un compagno violento. Storia di una donna che trova il coraggio e la forza di reagire alle sevizie fisiche e psicologiche che le infligge l’uomo che aveva promesso di amarla, il padre di suo figlio. Apre gli occhi, Beba e capisce che mai la violenza può essere spacciata per amore, si ribella e comincia a battersi per il suo futuro e quello del suo bambino. E, solo per un soffio, non finisce nella macabra contabilità che ogni anno conta centinaia di donne uccise dal marito, dal fidanzato, dall’uomo che aveva promesso di rispettarle e proteggerle..."

Per continuare a leggere l'articolo clicca qui o sull'immagine qui sopra.




mercoledì 18 marzo 2015

Gioacchino Allasia nel film di Amasi Damiani

Gioacchino Allasia, scrittore per Infinito edizioni di La forza delle mia mani (2012) e di Cascina Novecento (2015), esperto di Craniosacrale, ha recitato nel film di Amasi Damiani "Senzamori". Il regista ha firmato la prefazione all'ultimo libro di Gioacchino.

Riproponiamo il post scritto su Facebook proprio dal nostro autore e di seguito troverete il link al bellissimo trailer del film, con una colonna sonora splendida, tutta da ascoltare.

"Senzamori Il nuovo film di Amasi Damiani, un grande Maestro del cinema italiano e per me un grande Amico. Nel film recito una piccola parte. 
Prima nazionale a Livorno lunedì 27 aprile al Cinema 4 Mori ore 21.
Nel trailer appare una parte di me essenziale..la mia mano. Il film è stato realizzato senza risorse e ha un fine benefico per cui Vi chiedo gentilmente di condividere.
Grazie di cuore".


Buona visione!




martedì 17 marzo 2015

Un articolo di Enzo Barnabà sul partigiano Ciro a settant'anni dalla sua morte

Il 17 marzo 1945 – settant’anni fa – ai lampioni del Campedèl, la piazza principale di Belluno venivano impiccati quattro partigiani. Il loro capo era il siciliano ventiquattrenne Salvatore Cacciatore, nome di battaglia “Ciro”, che affrontò la morte con una dignità e un coraggio fuori del comune. I nazisti avevano consegnato al più giovane dei quattro una corda alla quale egli avrebbe dovuto fare un nodo scorsoio che avrebbe poi infilato al collo del suo capo. I due furono fatti salire su due scale che erano state appoggiate a un lampione e il ragazzo si mise all’opera. Fece vari infruttuosi tentativi: era terrorizzato e le mani gli tremavano in continuazione. Guardò il capo come per chiedere aiuto. “Ciro” gli disse qualcosa e lo incoraggiò con lo sguardo mentre egli faceva l’ennesimo tentativo. Quando finalmente il cappio fu pronto, fu lo stesso condannato a porgere la testa. 
Dopo la Liberazione, il luogo cambierà nome e si chiamerà Piazza dei Martiri. Il giorno del settantesimo anniversario dell’evento, un corteo, guidato dal sindaco di Belluno, partirà alle ore 10 dalla caserma Jacopo Tasso, dove la Gestapo aveva torturato invano “Ciro” per un intero mese, e raggiungerà il bel monumento alla Resistenza, scolpito da Murer, posto ai piedi dei quattro lampioni.
Va ricordata una grave responsabilità dello Stato italiano. La notizia della morte di “Ciro” non fu mai comunicata ai familiari. Il figlio, i genitori, la ragazza che aveva lasciato incinta in Sicilia e che avrebbe dovuto sposare per procura, i fratelli, ecc. hanno sempre pensato che Salvatore fosse morto in Russia. La verità è venuta fuori più di sessant’anni dopo, grazie alle pagine dedicate a “Ciro” da Matteo Collura nel libro “L’Isola senza Ponte” (Longanesi, 2007) e al romanzo storico che la vicenda ha ispirato ad Enzo Barnabà (lo scrittore che già negli anni 1970 aveva pubblicato alcuni articoli sull’argomento): “Il Partigiano di Piazza dei Martiri. Storia del siciliano che combattè i nazisti e finì appeso a un lampione”, (Infinito edizioni, 2013). La letteratura ha colmato il vuoto lasciato dalla burocrazia. La Sicilia ha ritrovato uno dei suoi tanti figli che hanno contribuito alla Resistenza contro il nazifascismo. Aragona, in provincia di Agrigento, il paese in cui è nato Cacciatore, ha potuto dedicargli il centro culturale ricavato da una magnifica chiesa barocca abbandonata. “Il Partigiano di Piazza dei Martiri” è stato prescelto quale testo di riferimento, in questo anno scolastico, nel Progetto Lettura Pensata della provincia di Belluno, cosa che sta permettendo a tanti studenti di conoscere la figura di “Ciro” e, nello stesso tempo, alcune delle pagine più significative dell’epopea resistenziale nella loro zona.

Daniele Nardi: la sfida è solo rimandata


Per quest'anno il Nanga Parbat rimane inviolato. La montagna mangiauomini rimane quasi inaccessibile alla spedizione con il nostro Daniele Nardi, autore con Dario Ricci di La migliore gioventù e In vetta al mondo. Dopo i tentativi di salita di questi ultimi giorni e la conquista di quota 8.000 metri, un record per questa stagione, il gruppo ha deciso di rientrare. Potete seguire gli aggiornamenti dal Campo base dal sito di Daniele a questo link

La sfida è solo rimandata: noi facciamo i complimenti a Daniele per il traguardo raggiunto e per aver tenuto duro nonostante tutte le difficoltà verificatesi durante la spedizione.

Vi diamo appuntamento venerdì 20 alle 18 allo stadio Olimpico di Roma, dove potrete incontrare Daniele insieme a Dario Ricci per la super presentazione di La migliore gioventù. Presente il presidente del C.O.N.I. Malagò, che ha firmato la prefazione a questo importante libro con il patrocinio del Centenario della Prima Guerra Mondiale – Presidenza del Consiglio dei Ministri, e della Federazione Alpinistica Ticinese.

Il libro sta avendo una rassegna stampa interminabile: l'articolo più recente è stato pubblicato niente di meno che su La Stampa!



Vi aspettiamo a Roma, non mancate!

venerdì 13 marzo 2015

Daniele Nardi a un passo dalla vetta!


Il nostro Daniele Nardi e gli altri due scalatori suoi compagni d'avventura, Alex e Ali, sono arrivati a Campo 4 della parete Nord del Nanga Parbat, a 7.200 metri. Questa notte, alle 2:00 locali, partiranno da C4 con la forte convinzione di poter arrivare in vetta al Nanga Parbat (8126 m). Se il meteo sarà clemente Daniele, Alex ed Ali raggiungeranno il loro sogno tra le ore 12:00 e le ore 14:00 di domani (orario locale).
Noi facciamo un tifo speciale per Daniele Nardi, co-autore con Dario Ricci di due nostri titoli importanti: "In vetta al mondo" (2013), titolo di inaugurazione della collana Iride, e "La migliore gioventù" (2015, uscito in libreria da pochi giorni).

“Oggi è stata una giornata dura ma molto bella. – ha affermato Daniele non appena arrivato a Campo 4  – Durante tutto il percorso di scalata il vento è stato clemente e abbiamo potuto raggiungere Campo 4 a 7.200 metri. Non era scontato che riuscissimo a percorrere facilmente la via”.
Domani è previsto bel tempo con venti deboli che potrebbero favorire l’impresa di Daniele, Alex e Ali. Sarebbe la prima volta nella storia che degli alpinisti riescono ad arrivare in vetta al Nanga Parbat in stagione invernale dalla parete Nord. Ci vorranno circa 12 ore di scalata per arrivare dai 7.200 metri del C4 agli 8.126 della vetta. Per sabato e domenica è previsto un ritorno del brutto tempo. Il team dovrà essere molto veloce nella salita e nella immediata discesa".
Muhammad, che li ha accompagnati fino a Campo 3, sta scendendo verso il Campo Base, come previsto.
In bocca al lupo Daniele!

giovedì 12 marzo 2015

Palma Lavecchia su TGR Lazio a Buon giorno Regione


La nostra Palma Lavecchia, Capitano dei Carabinieri, è stata ospite di TGR Lazio nel corso del programma della mattina Buon giorno Regione.
In diretta Tv ha presentato il libro Mi chiamo Beba. Se un uomo ti picchia non è mai per amore, con la prefazione di Alessandro Meluzzi.

Il libro parla della storia di una donna, Benedetta, che viene maltrattata, picchiata e quasi uccisa dal marito violento. Solo il suo bambino, Mattia, le darà la forza per andare avanti e cambiare vita con un nuovo nome: Beba.

Una storia delicata ma dai colori sgargianti della voglia di ricominciare e della speranza, sentimento ben rappresentato dalla bellissima copertina e dalla vivacità dell'autrice.
Per tutte le donne, per tutti gli uomini.

Per chi se lo fosse perso, ecco il link per vedere l'intervista a Palma Lavecchia.

Buona visione

mercoledì 11 marzo 2015

Anche i leoni mangiano la soia:una favola da colorare!


Una novità tra i nostri epub su tutti gli store online! È uscito Anche i leoni mangiano la soia. Sullo sfondo della savana un messaggio d'amore e uguaglianza, di Giuseppe Ammendola. Una favola per tutti, che insegna a rispettare gli altri e l'ambiente. Ricca di disegni coloratissimi, da riprodurre alla fine del libro con una splendida appendice in bianco e nero da colorare. Largo alla creatività e buona lettura! 

"Tender Oë continuò a vivere insieme alle antilopi. La notizia di un leone che si cibava d’erba s’era diffusa in tutta la savana e anche i turisti lo cercavano durante le escursioni.
Un giorno, un acquazzone annunciò l’arrivo della stagione delle piogge e tutti gli animali della savana festeggiarono a proprio modo. Il branco di antilopi si collocò ai piedi d’una collina, in attesa che si formasse un rigagnolo da cui poter bere. In pochi giorni il rigagnolo diventò un rivo nel quale Tender Oë e il suo fratellino di latte fecero un bel bagno. A seguire il branco, spesso c’era un animale strano col collo lunghissimo, con gli occhi vispi e l’aspetto scaltro. All’improvviso questi, dall’alto della sua vedetta, urlò l’allarme e le antilopi si precipitarono lontano da lì...”.


Un leoncino rimasto solo nell’immensità della savana viene salvato e adottato da un branco di antilopi. Comincia così un lungo e incredibile viaggio pieno di avventure e di pericoli, che alla fine permetterà al leoncino di riunirsi al suo branco ma di cambiare in positivo la vita non solo di tanti leoni ma anche di tante antilopi, oltre che di un elefante e di tanti nuovi amici.
Una fiaba sull’amicizia, sul rispetto della diversità, sull’aiuto reciproco e sull’educazione alimentare per bambini ma anche per grandi.


“Tutti i cuccioli  hanno tanto da insegnare a noi adulti. Fermiamoci ogni tanto ad ascoltare il loro cuore, a leggere attraverso i loro occhi e scopriremo che non c’è differenza di razza, di specie… Il cuore e l’amore, il rispetto per la vita , la mano tesa in soccorso in aiuto, sono le cose  che  muovono  il mondo . Voltiamoci indietro per  ritrovare e riprenderci nei nostri giorni andati di bambini, l’istinto d’amore indiscusso che abbiamo perso…“. (Renata Balducci)


La favola è stata tratta dal romanzo Il cuore della luna, di Giuseppe Ammendola, la storia del timido libraio Achille che dovrà scegliere tra un'amore ormai finito ma che torna prepotente nella sua vita e una nuova avventura...a Bogotà.

lunedì 9 marzo 2015

Concludiamo la nostra indagine con Emanuela Zuccalà: #8marzoxché?

Abbiamo chiesto ai nostri autori e a voci importanti del giornalismo e dell’attivismo sociale cosa ne pensano della Festa della Donna ponendo loro due domande. Ogni giorno pubblichiamo le loro risposte, in modo da arrivare all’8 marzo più consapevoli. L’hashtag di riferimento per questa iniziativa sarà #8marzoxché.

Dulcis in fundo, parliamo di #8marzoxché con Emanuela Zuccalà, autrice del reportage Donne che vorresti conoscere.


L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio? Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa?

Da giornalista, ho iniziato a scrivere di donne perché, nonostante detesti profondamente l’espressione “sesso debole”, globalmente corri­sponde ancora a verità. Nei Paesi del cosiddetto “primo mondo”, la de­bolezza femminile sta scritta, oltre che nei dati sulla violenza domestica, in un’anacronistica subalternità economica. In Europa le donne guada­gnano mediamente il 16,4 per cento in meno degli uomini; negli Stati Uniti il divario è del 13 per cento. L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) di Vilnius, Lituania, ha elaborato un interessante al­goritmo, il Gender Equality Index, che nei ventotto Stati dell’Unione combina vari indicatori: la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, la differenza tra i loro stipendi medi e quelli maschili, il livello d’istruzione, la salute, la violenza subìta e infine il potere, valutato a seconda della presenza femminile in parlamenti, ministeri, associazioni di categoria, sindacati e board di grandi aziende. Se la parità assoluta equivale a cento e la totale disparità a zero, la media europea si ferma a un tiepido 54, che precipita a 38 nella sola area del potere, quella più interessante: un maggior potere alle donne equivarrebbe a più oppor­tunità e libertà di programmare politiche sociali ed economiche che tengano conto della conciliazione lavoro-famiglia, della prevenzione della violenza di genere e di tanti altri elementi utili alla vita quotidiana di ogni donna e, alla fine, al benessere e al progresso di ogni società.
L’Italia è indietro, e di molto: il nostro indice di parità è 40,9, che diventa un vergognoso 18,6 nella gestione dell’autorità economica e politica. In quest’area, peggio di noi in Europa fanno solo Cipro e Lussemburgo. La previsione dell’Eige è tuttavia ottimistica: tra cin­quant’anni l’Unione potrà vantare un Indice di uguaglianza di genere pari a 75, al quale già si avvicinano Svezia, Danimarca e Finlandia. Per approdare a cento, si vedrà. Nei Paesi in via di sviluppo ci sono zone in cui la discriminazione delle donne assume abnormi connotati di oppressione socialmente tol­lerata, fino a crimini conclamati. Negli anni Novanta, il premio Nobel indiano Amartya Sen scriveva che nel mondo mancavano all’appello cento milioni di donne: uccise da piccole perché indesiderate a causa del sesso, abortite alla prima ecografia oppure lasciate senza cure du­rante una malattia. Fenomeni noti in India e in Cina, soprattutto. In Africa, in ventotto Paesi su cinquantaquattro ancora si crede che la mutilazione genitale femminile sia un necessario rito di passaggio all’e­tà adulta, poiché privando le donne del piacere sessuale si producono mogli fedeli e ubbidienti. E ancora: l’agenzia dell’Onu su droga e cri­mine (Unodc) stima che, dei 2,4 milioni di esseri umani trafficati come merci da 127 Paesi del mondo, il 75 per cento siano donne e ragazze.
Le donne sono marginalizzate anche nell’accesso all’istruzione di base: a trentacinque milioni di ragazze in età scolare è precluso questo diritto, e non solo perché alcune di loro vivono in scenari di conflitto dove la quotidianità è per tutti stravolta. Nella maggior parte dei casi, restano a casa per volere della famiglia che preferisce mandarle a la­vorare e privilegiare l’istruzione dei figli maschi, oppure le fa sposare il prima possibile. Secondo l’Unicef, nei Paesi in via di sviluppo circa settanta milioni di giovani donne sono diventate mogli da minoren­ni, e ogni anno le gravidanze precoci uccidono settantamila adole­scenti il cui corpo è troppo acerbo per generare nuove vite.
Gli argomenti per appassionarsi alla condizione femminile nel mondo, dunque, non mancano, e parlare di diritti delle donne a cer­te latitudini equivale semplicemente a promuovere i diritti umani. Come scrivono i premi Pulitzer Nicholas Kristof e Sheryl WuDunn nel loro libro Half the Sky, «nell’Ottocento la sfida morale cruciale fu lo schiavismo; nel Novecento la battaglia contro il totalitarismo. Noi crediamo che nel nuovo secolo la sfida morale fondamentale sarà la lotta per l’uguaglianza fra i sessi in tutto il mondo».
(Emanuela Zuccalà, autrice di Donne che vorresti conoscere).

Alberto Bertoli, un cantautore rock per #8marzoxché

Abbiamo chiesto ai nostri autori e a voci importanti del giornalismo e dell’attivismo sociale cosa ne pensano della Festa della Donna ponendo loro due domande. Ogni giorno pubblichiamo le loro risposte, in modo da arrivare all’8 marzo più consapevoli. L’hashtag di riferimento per questa iniziativa sarà #8marzoxché.

Oggi abbiamo l'onore di leggere le risposte di Alberto Bertoli, noto cantautore emiliano, a breve in libreria con un super libro sulle emozioni, il talento, e la sua musica vera e densa di impegno sociale, degna della grande "bottega Bertoli".
Buona lettura. Non fermiamoci a una giornata. #8marzosempre.

L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?

Ha sicuramente molto senso in una società ipocrita che decreta uguali diritti per diversi generi e diverse appartenenze di tipo e poi risolve in squallidi politici che infangano le persone diverse etichettandole come feccia della società. Ha senso in una società dove ogni anno vengono uccise più di 180 donne che rappresentano il 70% degli omicidi. Ha senso in una società dove le donne hanno di fatto diritto di voto dal 1946, ma dove i posti di potere importanti sono tutti occupati da uomini. Ha senso in una società dove le donne non hanno lo stesso stipendio degli uomini a pari incarico. Ha senso in una società che si decreta libera e invece è schiava ancora di retaggi culturali dell’inizio del 900. L’emancipazione delle donne è una cosa legalmente effettiva ma praticamente ancora molto lontana.

Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa?

Dobbiamo sempre fare i conti con una società che progredisce e va avanti e i modelli cambiano. Forse quello che intendevi è come si possa evitare che Festa della donna sia solamente partecipare a party assurdi dove sia gli uomini che le donne dimenticano la loro dignità e si ubriachino di un mondo alterato poco aderente alla realtà. Quello che so di certo è che per rendere consapevole una minoranza (in questo caso si parla di minoranza di potere non di numero), bisogna prima istruirla cioè nutrirla di contenuti, saranno poi loro a decidere cosa è meglio ma in maniera consapevole. Chiariamoci non sono contrario alle feste da fuori di testa. Credo che ci vogliano anche quelle, ma sono solo triste nel pensare che in questi casi rimangano legate a un tema importante come i diritti civili e sociali della Donna a cui però non si presta attenzione. Questa cosa è anche colpa nostra e di chi ci ha preceduto che ha solo speculato su questo giorno dimenticandosi del resto. Dovremmo insegnare nelle scuole il significato del giorno e festeggiare come uno meglio crede in altre sedi. Se le persone non sanno perché si festeggia la colpa non è solo loro, così come se le persone non vanno più a votare. Il problema non è politico ma è Sociale e civico. (Alberto Bertoli, autore con Gabriele Maestri di Come un uomo, in uscita a maggio 2015)

#8marzoxché arriva su Vanity Fair!

Per chi se lo fosse perso, ecco l'articolo di Matteo Gamba sul blog Diario di Adamo di Vanity Fair.

Basta cliccare sull'immagine per leggere le riflessioni del vicecaporedattore della rivista su #8marzoxché e le festa della donna, con alcuni importanti suggerimenti di lettura.

#8marzosempre #ugualidiritti #NonMimoseMaLibri

domenica 8 marzo 2015

#8marzoxché: ne parliamo con Matteo Gamba di Vanity Fair

Oggi, nel giorno della Festa della Donna, riflettiamo su #8marzoxché insieme a Matteo Gamba, giornalista, vicecaporedattore di Vanity Fair e creatore del blog dal titolo Diario di Adamo, uno spazio dedicato a tematiche importanti come stalking e violenza. Per Infinito edizioni ha firmato l’introduzione del nuovo libro di Rossella Diaz Non succederà mai più. Donne e uomini nel tunnel della violenza, a breve in tutte le librerie. Il testo è un’inchiesta sul campo che non solo dà la parola alle donne abusate e alle loro strazianti storie di vita, ma anche agli uomini violenti, per capire quale molla scatta nella mente di chi compie un simile atto. Magari promettendo a se stessi che “non succederà mai più”. Appunto.
Di seguito le domande per #8marzoxché con le risposte di Matteo Gamba. Buona lettura e buona riflessione a tutti, donne e uomini, “Eve e Adami”.
L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?

Eccome, se ha senso. Per i milioni di donne picchiate e violentate: mica per forza da estranei, la gran parte delle volte il boia è l’uomo che hanno sposato e amato; mica per forza in mondi lontani, basta voler ascoltare, a volte, cosa accade dietro la porta accanto in un condominio. Per quelle che in posti vicini e lontani non hanno i diritti più elementari, dal voto all’istruzione, dal guidare una macchina al farsi curare. Non parliamo poi di voler scegliere chi amare o vivere libere la propria sessualità (senza mutilazioni, magari). Perché anche dove una simil-parità sembra raggiunta, comunque vada, nei posti chiave di donne se ne vedono poche (e, quando ci sono, le raccontiamo pure come un caso eccezionale di emancipazione…). Soldi? Le donne guadagnano sempre meno degli uomini, in media, perché donne. Sono solo esempi sparsi, come in un flusso di coscienza. Credo siano già abbastanza, per ricordarci che molto, moltissimo c’è ancora da fare per sperare di avvicinarci a una parità di diritti. Nessuno tocchi la Festa della Donna, allora. E basta pure prendere in giro le tavolate di donne a cena per l’8 marzo. Sono belle, festose e caciarone, esattamente come devono essere. O i diritti si difendono solo con lacrime e teorie e non nei fatti, anche con allegria?

Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa? 

Premessa: sono un femminista-allergico (al polline) e non un misogino. Però è vero che la Festa della donna la passo quasi sempre a starnutire. Sarà per questo che lancio un appello a noi uomini che facciamo i regali: meno mimose, più libri. Tema obbligatorio: i diritti delle donne. Vale tutto, senza steccati: da Volevo i pantaloni a Madame Bovary, dai Monologhi della vagina a Thelma e Louise. Che, magari, pure noi uomini, giovani e non, sgraffignando quei libri, impariamo o ripassiamo qualcosa. Magari, proprio la sera dell’8 marzo. Da soli o dopo aver nutrito, cullato e addormentato i bambini, mentre le nostre donne sono fuori a festeggiarsi tra loro, una volta tanto. (Matteo Gamba, vicecaporedattore Vanity Fair, autore del celebre blog Diario di Adamo).

sabato 7 marzo 2015

Parliamo di #8marzoxché con Ilenia Carrone, autrice di Le donne della Resistenza

Ancora un contributo dai nostri autori per #8marzoxché, che ha l'obiettivo di aprire gli occhi su una festa, o meglio su una giornata, che profuma tanto di mimosa ma che ha un grande e profondo significato da oltre un secolo.
Ecco le risposte di Ilenia Carrone, sociologa e scrittrice di Donne della Resistenza. Chi meglio di lei può parlarci di donne e storia di genere?

L’8 marzo è la Giornata internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici delle donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?

Il “movimento delle donne” ha attraversato tutto il Novecento; decennio dopo decennio ha ribadito e attualizzato le proprie istanze. Tante conquiste importanti hanno cambiato la prospettiva del vivere di molte di loro, soprattutto dopo il termine della guerra nel ’45. Donne, madri, figlie, nonne, ma anche da quel momento cittadine. Fino alle più recenti conquiste degli anni Settanta, quelle che hanno dato spessore alla sfera civile della vita delle donne. Tuttora sembra che ancora ci sia molto da fare e dunque penso di sì, penso che nel 2015 sia ancora giusto mantenere ferma la data dell’otto marzo come Giornata Internazionale della Donna e sfruttare l’occasione, quantomeno, per riflettere su quello che resta da fare. Certo, non è sufficiente avere una ricorrenza, serve innanzitutto una presa di coscienza rispetto alla propria specificità di donne, cosa che non può che essere facilitata da un percorso di crescita e da una educazione aperti e sensibili alle tematiche di genere. Restano ancora molti nodi che sono da sciogliere, che sono nodi arcaici e ben sedimentati (ahinoi). Penso, in primo luogo, alla necessità di sconfiggere un pregiudizio maschile che, nonostante il passare delle epoche, continuo a sentire ben ancorato alla nostra società: il pregiudizio di una presunta inferiorità delle donne rispetto ai temi importanti della politica e dell’economia, rispetto agli assunti importanti dell’organizzazione di uno Stato (elemento questo che si riverbera a tutti i livelli della società). Occorre, a mio avviso, sconfiggere anche il pregiudizio maschile che da sempre e ancora oggi marginalizza le donne nell’ambiente domestico, nella cura della casa e nella cura dei figli. Il dato allarmante della violenza sulle donne, dentro e fuori dall’ambiente domestico, è purtroppo figlio del perdurare di questi pregiudizi, anche nelle giovani generazioni, quelle che dovrebbero lasciarsi alle spalle, a maggior ragione e una volta per tutte, un certo tipo di cultura passata. 

Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa?

Purtroppo la commercializzazione della mimosa è connaturata al tipo di società in cui viviamo, una società orientata al consumo e spesso allo spreco. Ricordiamoci però che nelle prime manifestazioni dell’otto marzo, la mimosa era un simbolo che distingueva le donne che avevano raggiunto un certo tipo di consapevolezza rispetto alla propria specificità di donne. Era un segno di distinzione che veniva attaccato alla giacca e mostrato con orgoglio. Occorre tornare a quella consapevolezza e a portare e regalare la mimosa con quello stesso spirito. (Ilenia Carrone, autrice di Le donne della Resistenza)