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giovedì 5 marzo 2015

Daniela Tazzioli e Ada Scalchi: opinioni a confronto per #8marzoxché

Tantissimi autori e voci della letteratura e dell'impegno sociale hanno risposto alle nostre due domande per riflettere su #8marzoxché. Di seguito pubblichiamo le riflessioni di Daniela Tazzioli, autrice per Infinito edizioni di Puro Amore e La scuola diversa, e di Ada Scalchi, presidente dell'Associazione 8 marzo, già sindaco di Albano Laziale.

Ricordiamo, come sempre le domande e a seguire le risposte di Daniela e Ada.


L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?

Daniela: Ha senso, ancora oggi, celebrare l’8 marzo la giornata internazionale della donna perché, nonostante le conquiste ottenute nel campo dell’emancipazione femminile in poco più di un secolo di lotte, il cammino che porti a una reale parità, a una sconfitta della violenza contro le donne, è ancora lungo. Virginia Woolf riteneva che la falsa gerarchia di genere in cui gli uomini sono “superiori” e le donne “inferiori” fosse il modello fondamentale di tutti gli atti di oppressione e di aggressione e che finché non si fosse risolto il conflitto fra i generi, non ci sarebbe stata pace sulla terra. Considerava la sistematica esclusione delle donne dalla sfera pubblica un ingrediente essenziale per la creazione di qualunque forma di autoritarismo. Profetica e di tragica attualità, dal momento che le donne ancora oggi faticano a rivestire ruoli importanti nei vari settori che regolano la vita di una società: sono infatti rare le donne al vertice e spesso nel ruolo che incarnano tendono ad emulare modelli maschili e a non imprimere quel tocco di femminilità che potrebbe rivoluzionare il mondo e con questo non intendo certo lo stile “ladylike” tanto in voga fra certe politiche nostrane, ma un modo diverso di porsi in relazione rispetto ai princìpi, i comportamenti, le regole che determinano e fondano il nostro patto sociale.



Ada: Non ho mai ritenuto la giornata internazionale della donna una festa. Altrimenti sarebbe come per quella della mamma, nonni, innamorati e così via, tutte feste consumistiche non volute certo dall'internazionale socialista  e dalla deputata Clara Zetkin quando ha proposto e ottenuto di ricordare l'8 marzo come giornata di lotta, di mobilitazione e  di riflessione sul sacrificio delle donne dell'inizio ‘900. Per questo, penso che oggi più che mai sia necessario mobilitarsi per difendere ciò che è stato conquistato dagli anni ‘50 in poi e lottare per raggiungere ulteriori traguardi rispetto ai diritti civili  e soprattutto per il lavoro. Condizione necessaria per  la vera libertà ed emancipazione dell'intera società.


Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa? 

Daniela: Ricordando l’origine della scelta di questo simbolo, in tutte le sedi deputate a farlo: scuola e massmedia, in primis. Purtroppo, quasi nessuno sa che la mimosa associata all’8 marzo è un simbolo tipicamente italiano voluto da tre donne antifasciste, ex-partigiane e politiche nella Repubblica appena nata. Un significato in più che si aggiunge a quello della festa in sé e che dovrebbe contribuire a tenere viva la memoria delle origini della nostra democrazia, ma che, purtroppo, per ignoranza o per lo “spirito dei tempi”, è associato piuttosto a un’idea superficiale di omaggio floreale alla donna in senso tradizionale, esattamente come avviene a Basilea per il Carnevale quando i carri in maschera regalano alle donne le mimose come semplice gesto di galanteria verso il “gentil sesso”. Ecco, vorrei che soprattutto le ragazze si svegliassero e rivestissero del giusto significato il fiore che ricevono in dono l’8 marzo: no al fascismo come conseguenza del sistema patriarcale fondato sulla netta divisione fra i generi, resistenza all’omologazione verso modelli maschili prevaricatori tuttora imperanti e lotta contro la violenza nei confronti delle donne in tutte le sue forme. (Daniela Tazzioli, autrice di Puro amore e La scuola diversa).


Ada: Quando smetteremo di chiamarla festa! Mobilitandoci boicottando le proposte magnarecce dei vari locali commerciali pensando solo a fare cassa! E proponendo iniziative culturali rivolte anche alle istituzioni a tutti i livelli!
La mimosa è il simbolo del ricordo della giornata e personalmente posso dire che fino a qualche anno fa veniva sbandierata da migliaia di donne e ragazze nelle piazze italiane e non solo! Ecco ridiamo il giusto valore al simbolo mimosa! Per tante donne nel mondo ha significato: impegno, lotta, mobilitazione per spezzare le catene non solo alle donne ma a tutta l'umanità (Ada Scalchi, presidente Associazione 8 marzo, già sindaco di Albano Laziale).