L'approvazione del DDL governativo sulla riforma della
scuola rende ancora più attuale il saggio, scritto sull’esperienza diretta, di
Corrado Poli "Rivoluzione a
scuola".
Nel testo sono contenute numerose proposte che oggi,
grazie all'autonomia concessa agli istituti, possono essere adottate
concretamente. Se fino a ieri le proposte di Poli potevano sembrare utopiche,
con la riforma rientrano nelle possibilità e nelle capacità del sistema
scolastico di farle proprie. Qui di seguito pubblichiamo un testo di Corrado
Poli sulla riforma della scuola.
Riguardo
l’aspetto formale la procedura di approvazione della legge di riforma della
scuola è stata evidentemente discutibile dal punto di vista Costituzionale.
Mettere la fiducia, e ancor più proporla in un unico articolo per evitare la
discussione, è una violazione formale e sostanziale del dettato costituzionale.
A poco serve dire che non è la prima volta che accade; e a molto serve
ricordare che la correttezza democratica dovrebbe precedere ogni altra
considerazione. D’altra parte però s’era sollevata un’opposizione
conservatrice, ostruzionistica e populista che ha rifiutato un qualsiasi
dialogo con il Governo per motivi estranei al vero contenuto delle norme
proposte. Anche questo modo di agire non è rispettoso della sostanza delle
norme Costituzionali. Per quanto mi senta ferito da questi comportamenti, non
faccio drammi. Anzitutto perché da una legge come quella approvata si può tornare
indietro agevolmente. Diverso sarebbe stato il caso – pure in passato
verificatosi – che lo stesso vulnus
alla Costituzione fosse stato inferto in relazione a decisioni irreversibili
quali l’approvazione di grandi opere o della scelta nucleare. In secondo luogo
la politica prevede di tanto in tanto qualche hybris, violazioni che la trasformano e la rigenerano. Così come
non sempre ciò che è legale è anche giusto e opportuno, come sa chi in politica
distingue tra dike, nomos e agathos. Infine, l’approvazione è avvenuta a maggioranza e ci
saranno altri possibili controlli alla Camera, da parte del Presidente della
Repubblica, della Corte Costituzionale e ci sarà ancora la possibilità di abrogare
la legge con referendum.
Sul merito
della legge sottolineo come questa non preveda un’immediata palingenesi della
scuola. Molto più opportunamente offre delle opportunità a chi vorrà e saprà
utilizzarle per innovare e operare in modo creativo. In questo senso si pone in
linea con un trend storico-culturale e tecnico operante anche in altri settori
amministrativi in cui sono state necessarie riorganizzazioni. Non sorprende
quindi che i conservatori usino tutte le loro armi per frenare il cambiamento.
Oggi, nelle organizzazioni l’innovazione è diventata centrale e ha sostituito la
“pianificazione”, cioè un modello proprio della tecnologia e del contesto
socio-culturale di qualche decennio fa. L’organizzazione oggi viene pensata
prevalentemente con l’intento di consentire flessibilità e diversità: piuttosto
che progettare un funzionamento a priori si organizzano sistemi capaci di
adattarsi, di recepire messaggi ed elaborarli liberamente.
La nuova legge
consentirà alla scuola di adattarsi progressivamente a questa impostazione
culturale. Non impone la nuova situazione – altrimenti agirebbe secondo i
canoni della vecchia programmazione – ma apre a un meccanismo evolutivo grazie
all’introduzione di possibilità che, se vincenti, trasformeranno gradualmente
il vecchio senza eliminarlo in modo violento ed esplicito e ne conserverà le
qualità migliori.
I
conservatori timorosi paventano la situazione peggiore possibile: dirigenti
incapaci e clientelari, docenti soggetti a ricatti e costretti a scegliere
posti di lavoro non graditi; differenze di rango tra istituti e aree
geografiche. Non hanno torto e tutto questo accadrà senz’altro, così come la
situazione attuale presenta criticità altrettanto insopportabili che i
conservatori non vedono perché si sono adattati. Compito degli innovatori sarà
di dedicarsi a minimizzare gli inconvenienti e impegnarsi a ottenere il meglio
da quanto proposto. Le organizzazioni non funzionano come macchine, ma sono
entità umane che operano in modo politico. I dirigenti incapaci – quelli che
hanno paura di assumersi le responsabilità e hanno protestato per questo – saranno
contrastati dagli stessi insegnanti che sapranno organizzare l’opposizione con
i consueti strumenti sindacali e con nuovi comportamenti organizzativi. La
maggior parte dei dirigenti, dovendo assumersi maggiori responsabilità,
imparerà e crescerà professionalmente. Sia gli insegnanti sia i dirigenti hanno
ora la possibilità – ancora ridotta, ma che va rafforzata – di scegliersi a
vicenda per collaborare a progetti condivisi. C’è da attendersi che nei
prossimi anni, nella maggior parte delle scuole non si cambierà nulla e tutti
continueranno a lamentarsi e a essere infelici. Ma la legge consente ora che qualcuno
cominci a innovare. Alcuni dirigenti e insegnanti si aggregheranno per
realizzare la scuola migliore della provincia e del mondo, alla quale tutti
vorrebbero iscriversi. Ma poiché non
tutti hanno la stessa idea su cosa sia il meglio, ci saranno tante scuole che diverse
persone considereranno le migliori possibili. Ci sarà così un numero
superiore di persone che disporranno di quanto di meglio esista poiché avranno
quel che desiderano.
È ora di
studiare la legge per sfruttare tutte le opportunità di cambiamento che
consente.