Più
di 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame o sono gravemente
malnutrite. La fame è una delle motivazioni più forti nell’emigrazione, da oggi
al centro dell’attenzione a livello europeo con l’attivazione dell’Agenda
dell’Unione europea per la gestione dell’immigrazione. Un piano che si basa
sull’accoglienza dei migranti in tutti gli Stati dell’Unione e sul
rafforzamento di Frontex, Triton e Poseidon. Nell’originale La
bicicletta che salverà il mondo. La lotta alla fame raccontata a cavallo di un
sellino Daniele Scaglione propone alcune
strategie. Ne riportiamo qui sotto una, tra le più curiose.
“Mi
è venuta un’idea per salvare il mondo, o almeno per sfamarlo. Per prima cosa,
mi serve una nuova bicicletta, una bicicletta straordinaria. Sarà tutta in
fibra di carbonio, ruote incluse, e avrà il cambio elettronico. Peserà
pochissimo e al tempo stesso sarà solidissima, perché devo poterci andare
dappertutto. Anzi, non dappertutto, devo andare dove la gente muore di fame e
certo lì non ci sono strade tanto belle. Sarà superaccessoriata, la mia nuova
bici. Avrà una webcam HD e un computer di bordo per registrare tutto, avrò un
satellitare per scrivere su twitter in ogni momento, per raccontare quello che vedo e spiegare perché la gente crepa di
fame.
Ma
la prima cosa che devo comprare è il contachilometri. Me ne serve uno da
collegare al computer di bordo così che possa avere sempre i dati aggiornati e
precisi sulla strada che faccio e le persone che salvo. Sì, perché via via che
farò chilometri, il numero di affamati scenderà, secondo un meccanismo molto
semplice. Nel documento che ho scaricato dal sito della Fao c’è scritto che
cinquecentosettantotto milioni di affamati stanno in Asia, duecentosettantasei
milioni in Africa, cinquantatré milioni nell’America del Sud. Allora io prendo
la mia bicicletta, la carico sull’aereo e vado in Asia, precisamente a
Calcutta, e da Calcutta pedalo sino a Pechino. Google Maps dice
che da Calcutta a Pechino ci sono tremiladuecentocinquantanove chilometri. Sai
quanta gente affamata incontro per la strada? Direi almeno dieci milioni, e io
racconterò le loro storie, le racconterò tutte. Le farò arrivare in tutto il
mondo, e il mondo non potrà stare a guardare. Sarà costretto a intervenire. E
così, le salverò. Salverò dieci milioni di persone, in una pedalata di
tremiladuecentocinquantanove chilometri. Sono tremila persone salvate ogni
chilometro. Poi andrò in Africa e farò Città del Capo-Zanzibar:
tremilasettecentonovanta chilometri. Vuoi che non li incontro dieci-venti
milioni di affamati? Stesso meccanismo: le loro storie andranno in tutto il
mondo, e il mondo, vedendosele davanti al naso, non potrà stare senza far
niente.
Il
mio contachilometri raccoglierà questi dati, giorno per giorno: chilometri
pedalati, persone sfamate; chilometri macinati, gente salvata. A conti fatti
risolverei tutto facendo circa trecentotrentamila chilometri. Sì, sono un po’
tanti. Ma mica devo farli tutti io. Io farò vedere che quest’idea funziona e
altri poi potranno fare come me. Ad esempio potrebbero farlo proprio i colleghi
di Elizabeth, quelli della Fao. Ho letto che sono più di tremilacinquecento.
Diciamo che cinquecento in bici non ci vanno, ne restano però tremila e se
ognuno di loro farà quello che voglio fare io, con circa diecimila chilometri
a
testa si cancella la fame dal mondo. A me non sembra una cosa impossibile.
C’è
solo un problema, ma so già come risolverlo. Una bici come quella che mi serve
non la vendono nei negozi. Quindi devo disegnarla io, mettere giù il progetto
per bene poi con papà e mamma andiamo a farcela fare da Collalti.
È il meglio ciclista di Roma, vuoi che non sia capace di costruirla? E quando
arriverà, le dirò: «Elisabbè, ho trovato un modo per cancellare la fame dal mondo.
La vedi questa bici? Adesso ti spiego...».”
Il
testo sopra riportato può essere liberamente usato dai colleghi della stampa
citando la fonte ©Infinito edizioni 2015.
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