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venerdì 25 novembre 2016

25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha indicato il 25 novembre come giorno per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Questa data fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi a Bogotà nel 1981 durante l’Incontro femminista Latinoamericano e dei Carabi, per ricordare l’uccisione delle sorelle Mirabal, avvenuta il 25 novembre del 1960.

Quel giorno, Patria, Minerva e María Teresa Mirabal andarono a fare visita ai mariti, rinchiusi nel carcere di Puerto Plata poiché si erano ribellati contro il regime dominicano, capeggiato da Rafael Leónidas Trujillo, dittatore che governò con il pugno di ferro la Repubblica Dominicana per oltre trent’anni.

L'auto delle tre sorelle venne intercettata e le donne vennero fatte scendere e condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze, dove furono torturate, massacrate a colpi e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

Dal 2005 anche in Italia associazioni come la Casa delle donne e molte altre aderiscono alla commemorazione di questa giornata e, negli ultimi anni, istituzioni internazionali ed enti importanti, come Amnesty International fanno sentire il loro “no” alla violenza contro le donne con centinaia di iniziative.

Secondo i dati riportati dall’Istat nel 2015 In Italia sono 6 milioni 788 mila e circa 14 mila, ogni anno, si rivolgono ai centri antiviolenza. Quest’anno i femminicidi sono stati 116 e in due casi su tre l’assassino è stato il partner o l’ex.

Consigli di lettura:

I labirinti del male, di Luciano Garofano e Rossella Diaz
Donne che vorresti conoscere, di Emanuela Zuccalà
Non succederà mai più, di Rossella Diaz

Mi chiamo Beba, di Palma Lavecchia

#BlackFriday o #Greenweekendshopping?

Il Black Friday, venerdì nero in inglese, è, negli Stati Uniti, il giorno successivo al Giorno del ringraziamento, che si festeggia il quarto giovedì di novembre, e tradizionalmente dà inizio alla stagione dello shopping natalizio.
Si tratta di un giorno, per quanto non festivo, particolarmente importante sotto l'aspetto commerciale poiché costituisce un valido indicatore sia sulla predisposizione agli acquisti, sia indirettamente sulla capacità di spesa dei consumatori statunitensi, tanto da essere attentamente osservato e atteso dagli analisti finanziari e dagli ambienti borsistici statunitensi ed internazionali.
Le grandi catene sono solite offrire in questa occasione notevoli ed eccezionali promozioni al fine di incrementare le proprie vendite: per questo motivo tra le persone che fanno shopping in occasione del Black Friday una buona parte trascorre la notte fuori dal negozio in cui vuole fare acquisti il giorno successivo aspettando l'apertura delle porte. Nel 2013 negli Stati Uniti sono stati spesi 57,4 miliardi di dollari in un solo giorno da più di ottanta milioni di persone: per offrire un paragone è come se l'intera popolazione della Germania fosse andata a fare shopping nello stesso giorno.
Il Black Friday è solitamente seguito dal Cyber Monday, il primo lunedì successivo, caratterizzato da grandi sconti relativi a prodotti di elettronica: in sostanza rappresenta la risposta dell'e-commerce al venerdì nero ed è caratterizzato da una massiccia offerta di ribassi esclusivamente online.
Per alcuni l'espressione Black Friday è nata a Filadelfia e deriverebbe dal pesante e congestionato traffico stradale che si sviluppa, per l'occasione, in quel giorno.
L'origine esatta rimane comunque incerta: secondo alcuni, infatti, farebbe riferimento alle annotazioni sui libri contabili dei commercianti che, tradizionalmente, passavano dal colore rosso, che segna le perdite, al colore nero, che sottolinea i guadagni, per cui il Black Friday indicherebbe un giorno di grandi guadagni per le attività commerciali. Da questo momento inizierebbe il periodo dell'anno più proficuo per i rivenditori capace di portare in nero, quindi in attivo, i conti delle aziende commerciali.
Nel 1924, il giorno successivo al Ringraziamento, la catena di distribuzione Macy’s organizzò la prima parata per celebrare l'inizio dello shopping natalizio, ma fu solo negli anni ottanta che esplose il Black Friday negli Stati Uniti e oggi è popolare anche in altri Paesi come Brasile, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna ed è ormai molto diffuso su tutti gli e-commerce più famosi.
In Italia il fenomeno si limita quasi esclusivamente alle promozioni web, in quanto non esiste un Giorno del Ringraziamento che dà il via a questa usanza, e si registra un numero di adesioni assai inferiore agli altri mercati digitali europei.

La nostra casa editrice vuole dare il via alla campagna di acquisti natalizi scontando, solo da oggi a domenica, le spese di spedizione a soli 1,99€ con l’iniziativa Green weekend shopping, un fine settimana speciale, di “luce verde” per gli acquisti. Approfittatene!

martedì 22 novembre 2016

Il risultati della Cop 22

Si è appena conclusa a Marrakech la 22° Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente (Cop 22). il risultato è moderatamente positivo, anche se restano incognite e domande da risolvere. Per un approfondimento segnaliamo ai nostri lettori l'articolo del nostro autore Andrea Mersui che trovate a questo link. Buona lettura.

lunedì 21 novembre 2016

#Banche, #banchieri e #bancarotte e il fallimento di Banca Etruria

Nei giorni dell'anniversario del crac di Banca Etruria abbiamo chiesto ad Antonello Cattani, uno degli autori del libro COSI' BANCHE E FINANZA CI ROVINANO LA VITA, un commento sulla vicenda Banca Etruria, che vi riportiamo qui sotto.

Ricorre il primo anniversario del crac di Banca Etruria, Cassa Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti e Banca delle Marche che ha causato perdite ai risparmiatori italiani per centinaia di milioni di euro, in parte rimborsate dallo Stato, ma solo in determinati casi e a certe condizioni di reddito.

Negli Stati Uniti la data del 15 settembre, che ricorda il fallimento della banca  Lehman Brothers, è oggi un macabro anniversario, stile Halloween, festeggiato dalle banche scampate per miracolo.
In Italia non siamo arrivati a questo, ma dopo un anno la situazione è peggiorata. Le banche europee sono un problema, le banche italiane sono il problema delle banche europee, e Monte Paschi Siena (ma non solo) è il problema delle banche italiane. Negli ultimi dodici mesi l’indice settoriale europeo delle banche ha perso circa il 22%, quello italiano il 50% circa e Monte Paschi l’83% circa.

Nei prossimi giorni i titolari di obbligazioni subordinate di Monte Paschi riceveranno una letterina di questo tipo: “Caro cliente, ti ricordi quelle obbligazioni che ti avevamo venduto, dicendoti che erano sicure? Bene adesso ti concediamo l’imperdibile occasione di trasformarle in azioni della nostra banca. Sai, abbiamo qualche problema e forse non avremo i soldi per rimborsartele nel 2018. Naturalmente non sei obbligato a farlo, ma se non aderisci rischi di perdere tutto”. Sarebbe come chiedere: “ Preferisci morire lentamente o con un colpo secco?”

Il problema riguarda oltre 4 miliardi di euro di obbligazioni, di cui la metà sono detenute da piccoli risparmiatori, forse ignari dei rischi che stanno correndo.
La storia ahimè si ripete, non solo a distanza di mesi, ma di secoli. Nel 1300 Firenze era il centro finanziario del mondo, dominato dai banchieri Bardi e Peruzzi che erano già oltre il concetto di  “funzione sociale” di banca. Avevano infatti capito come per arricchirsi occorresse finanziare il potente di turno – i Re dell’epoca – e ricevere in cambio privilegi personali. Se poi il potente di turno non restituiva quanto ricevuto, come spesso accadeva, non era un problema, tanto i soldi erano dei risparmiatori … e i manager dell’epoca erano già spariti con il malloppo!  I controlli della autorità? All’epoca non esistevano, oggi neppure...
Se ci pensiamo, tutto questo è di grande attualità.

Il libro “Così banche e finanza ci rovinano la vita” è ricco di altri episodi storici che dimostrano come in tutte le epoche l’eccesso di speculazione e di avidità abbia portato all’arricchimento di pochi a danno dei piccoli risparmiatori. Esiste una sola arma per difendersi, non è il fucile o la spranga: è l’informazione.

I risparmiatori dovrebbero seguire appositi corsi per evitare le trappole del sistema finanziario. Costa tempo e fatica, ma non ci sono alternative: o si  aumenta  la propria cultura finanziaria e potere contrattuale o  si rimane prigionieri dell’inevitabile conflitto di interessi di banche e assicurazioni, continuando a perdere soldi.


Di Antonello Cattani


martedì 15 novembre 2016

#ambiente #Cop22 si entra nel vivo dei lavori

Riceviamo dal nostro autore Andrea Merusi questo approfondimento sui lavori della Conferenza Cop 22 sull'ambiente che si tiene in questi giorni a Marrakech.

Mentre l’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, la WMO, ha reso noto che il 2016 è sulla strada per diventare l’anno più caldo della storia del pianeta, a Marrakech prende il via la seconda settimana di negoziati sul clima. Quella appena iniziata sarà una settimana decisiva per la COP 22 poiché si avvicina l’apertura dell’High Level Segment (le sessioni negoziali ad alto livello) a cui parteciperanno i Ministri dei vari Paesi. Come da programma la scorsa settimana è trascorsa discutendo di questioni tecniche, ma domani ci sarà l’apertura ufficiale della prima sessione del CMA, il meeting delle Parti che hanno aderito all’Accordo di Parigi.
Tra i vari punti in discussione, e che dovrebbero essere inseriti nel documento finale che chiuderà la COP22, quello più rilevante rimane senza dubbio quello relativo alla definizione della roadmap per raggiungere l’obiettivo finanziario di mobilitare 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020; creando così il “green climate fund” il fondo che servirà a sostenere l’azione climatica nei paesi in via di sviluppo. Ad oggi i contributi ricevuti sono ancora insufficienti e senza un adeguato supporto economico sarà praticamente impossibile riuscire a rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi.
L’associazione Italian Climate Network, che sta seguendo i lavori a Marrakech e che puntualmente pubblica un bollettino giornaliero, ha organizzato per martedì 15 novembre una diretta “live dai negoziati”. A partire dalle ore 19.00,  dall’interno del Padiglione Italiano, si traccerà un bilancio sull’avanzamento del negoziato e si faranno approfondimenti tematici con i rappresentanti delle ONG (WWF, Legambiente, Fairwatch, COSPE) ed esperti presenti alla COP, con anche la partecipazione del Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente ad esprimere il punto di vista italiano.
Il live verrà trasmesso in diretta sul canale Facebook di Italian Climate Network ma sarà possibile seguire la diretta anche a Milano, presso lo spazio ChiamaMilano (via Laghetto 2), dove sarà presente il prof. Stefano Caserini per un dibattito con gli intervenuti a partire dalle 18:30. Sul sito dell’associazione è disponibile il programma dell’incontro.
Stiamo entrando nel vivo della Conferenza e come scrive giustamente l’associazione Italian Climate Network, nei prossimi giorni sapremo se questa COP 22, ormai ribattezzata “Marrakech Call”, confermerà l’ambizione e la serietà dei Paesi nell’implementare quanto definito durante la precedente COP 21 di Parigi.
Andrea Merusi

mercoledì 9 novembre 2016

Pillole di storia: 9 novembre 1993, la distruzione del ponte di #Mostar

Il 9 novembre del 1993, nel pieno della guerra in Bosnia Erzegovina, venne distrutto, a opera dell’esercito croato-bosniaco il ponte di Mostar.
Lo Stari Most, il Ponte vecchio, è un ponte del XVI secolo, simbolo della città di Mostar, in Bosnia Erzegovina, che attraversa il fiume Narenta per unire le due parti della città che esso divide. Il ponte ha una struttura particolare: è a schiena d'asino, è largo 4 metri e lungo 30, e domina il fiume da un'altezza di 24 metri. È protetto da due torri: Helebija a nord est e Tara a sud ovest, chiamate mostari, "le custodi del ponte". Invece che su fondamenta, l'arco del ponte poggia su due piedritti calcarei collegati a muri lungo gli argini del fiume, per poi alzarsi di 12,02 metri.
Lo Stari Most venne commissionato dal sultano Solimano il Magnifico nel 1557 per sostituire un vecchio ponte sospeso in legno. Il ponte in pietra venne ultimato nove anni dopo, nel 1567.
Della costruzione del ponte si sa poco o nulla, tutto ciò che resta si confonde nelle leggende locali; si conosce però il nome del costruttore, un certo Mimar Hayruddin, un discepolo del celebre architetto ottomano Sinan. Essendogli stato ordinato di costruire un ponte di dimensioni senza precedenti, pena la morte, egli si preparò per il suo funerale il giorno stesso in cui l'impalcatura veniva tolta dalla struttura appena completata. Alcune cose restano (e probabilmente resteranno per sempre) sconosciute, come per esempio il metodo utilizzato per erigere l'impalcatura (e come fece questa a rimanere in piedi per un periodo così lungo), oppure il metodo utilizzato per trasportare le pietre da una parte all'altra del fiume.
Si ritiene comunemente che lo Stari Most fosse il ponte a singolo arco più grande del suo tempo, il che lo rende uno dei capolavori architettonici dell'umanità.
Il ponte, incluso nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità, venne ricostruito sotto l'egida dell'Unesco e i lavori sono terminati con l’apertura il 22 luglio del 2004, con cerimonie basate sull'idea di una riconciliazione fra le comunità bosniache dopo gli orrori della guerra, anche se il rancore e la diffidenza restano evidenti.
Ripercorriamo quei giorni grazie al lavoro del nostro autore Bruno Maran in Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti che ripercorre gli ultimi decenni della storia jugoslava, anno per anno, giorno per giorno.
9 novembre – L’escalation della tensione tra croati e musulmani raggiunge uno dei suoi apici: un carro armato dell’Hvo croato abbatte a cannonate lo Sta­ri most, il ponte di Mostar, immagine della città. Cade uno degli ultimi simboli di unità per i Balcani. Lo Stari most, commissionato da Solimano il Magnifico nel 1557 e costruito dall’architetto Hajrudin Mimar, fu ultimato nel 974 del calendario islamico, cioè tra il luglio 1566 e il luglio 1567: 55.000 civili mu­sulmani restano intrappolati. Un comandante dell’Hvo croato afferma: “È più importante il dito mignolo di un mio soldato che tutti i ponti del mondo”.
Ivo Andrić aveva scritto: “Le azioni si susseguivano, le generazioni sparivano rapidamente, ma il ponte restava, immutabile, come l’acqua che scorreva sotto le sue arcate”.

10 novembre –Tuđman, incontrando i suoi più stretti collaboratori, si chiede: “Detto tra noi… in termini militari, chi ci guadagna di più dalla distruzione…?”. Noi”, gli risponde il presidente della Herceg-Bosna Boban.

giovedì 3 novembre 2016

#diritti e #libertà, sigillato l'ufficio di #AmnestyInternational a #Mosca

Brutta sorpresa ieri mattina per il personale dell'ufficio di Mosca di Amnesty International: i locali risultavano sigillati ed è affisso un avviso di divieto d'ingresso, firmato dalle autorità locali. 

"Non sappiamo cosa abbia spinto le autorità di Mosca a impedire l'accesso al nostro ufficio. È stata una spiacevole sorpresa, della quale non avevamo ricevuto alcun preavviso" – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l'Europa in un comunicato diffuso dall’organizzazione.

"Considerato il clima in cui la società civile si trova a operare in Russia, ci sono diverse ragioni plausibili ma non possiamo anticipare alcuna conclusione. Stiamo cercando di risolvere questa situazione nel modo più rapido possibile e speriamo davvero che si tratti di una mera questione amministrativa. Da parte nostra, siamo certi al 100 per cento di aver assolto a tutti i nostri obblighi di locatari"  ha aggiunto Dalhuisen.

Il breve avviso affisso all'entrata dell'ufficio che è concesso in affitto direttamente dalle autorità comunali afferma che il locale è "di proprietà di una città della Federazione russa" e che nessuno può accedervi senza essere accompagnato da un funzionario comunale. Le serrature e il sistema d'allarme sono stati rimossi e la luce elettrica risulta tagliata.

Il personale di Amnesty International ha telefonato ai numeri riportati sull'avviso ma finora senza risultato. Si sta cercando di ottenere un incontro con le autorità comunali.
In questo clima risulta molto interessante la lettura delle prime righe del Rapporto 2015.2016. La situazione dei Diritti Umani nel mondo dedicato alla Russia, che riportiamo qui sotto.

“Le libertà d’espressione e di riunione pacifica sono rimaste gravemente limi­tate. Le autorità hanno dominato gli organi d’informazione della carta stam­pata e radiotelevisivi e hanno ulteriormente esteso il loro controllo su Internet. Le Ngo hanno subìto ulteriori molestie e ritorsioni, secondo la legge sugli “agenti stranieri” e il loro accesso a finanziamenti esteri è stato ulteriormente limitato da una nuova legge che ha vietato le organizzazioni “indesiderabili”. Sempre più persone sono state arrestate e accusate penalmente per aver criticato la politica statale e mostrato pubblicamente o aver posseduto materiali ritenuti estremisti o comunque illegali ai sensi delle generiche norme sulla sicurezza nazionale. Quat­tro persone dovevano affrontare un procedimento secondo la legge del 2014, che aveva reso reato le ripetute violazioni della legislazione sulle assemblee pubbliche. Una serie di casi di alto profilo ha portato ulteriormente alla luce le profonde ca­renze del sistema giudiziario; una nuova legge ha conferito alla Corte costituziona­le l’autorità di annullare le decisioni della Corte europea dei diritti umani. I rifugia­ti hanno incontrato numerosi ostacoli nell’accesso alla protezione internazionale. Gravi violazioni dei diritti umani hanno continuato a verificarsi nel Caucaso del Nord e i difensori dei diritti umani che le denunciavano hanno subìto vessazioni”.

mercoledì 2 novembre 2016

#eutanasia, 2 novembre, Giornata mondiale per il diritto a una morte dignitosa



Oggi, 2 novembre, viene promossa dalla World federation of the societies for the right to die with dignity la prima giornata dedicata al tema di una morte dignitosa. Nel nostro Paese hanno aderito le associazioni Luca Coscioni ed Exit che, da tempo, offre assistenza ai malati terminali.
Exit, la realtà fondata da Emilio Coveri è presente, stamattina, davanti ai cimiteri di Roma, Milano, Torino, Ravenna e Reggio Emilia per diffondere la cultura della dolce morte anche nella cattolica Italia. Ogni settimana il telefono di Exit suona all’incirca 100 volte, ma la richiesta è sempre la stessa: avere la possibilità di morire con dignità. Al momento, l’unica strada percorribile è quella relativa alla sottoscrizione del testamento biologico, mentre le proposte normative in materia sono in corso di approvazione parlamentare  e, soprattutto, non prevedono la possibilità di ricorso diretto all’eutanasia in quanto si limitano ad intervenire contro l’accanimento terapeutico.
In Europa l’eutanasia è legale in Svizzera dal lontano 1942. Dal 2002 lo è diventata anche in Olanda e Belgio, seguiti dalla Francia e Svezia che, seppur in modalità diverse, hanno risposto alla richiesta di buona morte.
Su questo tema, importante e delicato, segnaliamo le parole scritte dalla nostra autrice Pat Patfoort in Mamma viene a morire da noi domenica, una profonda e intensa riflessione sull’eutanasia.

“Continuo a riflettere sul tema del limite delle cure: fin dove è lecito spingersi? Bisogna mettersi al servizio del malato come schiavi? Ma an­che a far questo ci sarebbero due ragioni per le quali la soluzione non sarebbe quella giusta per la mamma. La prima è il dolore continuo: la mattina inizia anelando la sera, con nel mezzo una giornata di sofferen­ze. Dopo la caduta, il dolore non è più veramente sparito. E poi c’è la sofferenza psicologica, data dalla mancanza di autonomia. La seconda ragione è l’isolamento totale in cui potrebbe cadere se, dopo i suoi occhi, anche le sue orecchie alzassero bandiera bianca”.