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lunedì 19 giugno 2017

Višegrad, 18 giugno 1992: la Drina cambia colore

Višegrad, Bosnia orientale, primavera del 1992. Finita dal 19 maggio sotto il controllo del gruppo paramilitare delle Aquile bianche, guidato dai cugini Milan e Sredoje Lukić, da circa un mese la città è oggetto di un lavoro radicale di pulizia etnica da parte degli estremisti serbo-bosniaci ai danni della popolazione civile musulmano-bosniaca, che costituisce circa il 64 per cento dei residenti.

Il 18 giugno, nel succedersi degli eventi, si segnala come un giorno dall’atrocità efferata con l’uccisione – con modi barbari – di 22 persone tra cui anche bambini.
Ripercorriamo quel terribile giorno grazie all’attento lavoro di ricostruzione del giornalista Luca Leone nel libro Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio.

“Il 18 giugno 1992, a Višegrad i paramilitari dei cugini Lukić uccido­no ventidue persone. Alcuni corpi vengono dilaniati con i coltelli, altri legati alle automobili e trascinati per le vie; bambini vengono gettati dal ponte vecchio, il Mehemed Paše Sokolovića most, e uccisi a colpi d’arma da fuoco prima che tocchino l’acqua, come in un tiro al bersaglio dell’or­rore. Un ispettore della polizia di Višegrad riceve una comunicazione dal direttore della diga sulla Drina di Bajina Bašta, in Serbia: “Chiedo a tutti i responsabili di rallentare il flusso dei corpi che galleggiano lungo il fiume perché inceppano le turbine della diga…”, dice l’uomo. Gli occhi azzurri della Drina per mesi si sono trasformati in un lago rosso sangue, forse la più grande fossa comune della guerra del 1992-1995”.

Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio, reportage scritto sul campo dal giornalista Luca Leone racconta le vicende, raccoglie le testimonianze di tutte le parti e fa il punto sull’episodio che ha rappresentato la prova generale di ciò che sarebbe accaduto tra il 1992 e il 1995 a Srebrenica, Prijedor, Foča e in altri luoghi passati alla storia per la crudeltà degli eventi verificatisi.


“Venticinque anni di silenzi complici, di rimozione, di inganni e tradimenti. Di quel negazionismo spicciolo che si nutre di ‘letteratura’ cospirazionista e che, per mera affiliazione ideologica, ci spiega ogni tanto con un post tradotto o scritto pure male, che è tutto falso”. (Riccardo Noury)