Višegrad, Valle della Drina, Bosnia orientale: qui dal 19 maggio 1992
comandano i cugini Milan e Sredoje
Lukić, sanguinari paramilitari serbo-bosniaci che, con le loro Aquile bianche, un gruppo di assassini
ancora oggi in larga parte impuniti, impongono alla cittadina e ai villaggi nei
dintorni un regime del terrore e dell’orrore.
I due cugini si rendono protagonisti di una serie
di episodi tremendi e con operazioni di rastrellamento, deportazioni e omicidi di massa di decine di civili
all’interno di case private compiono una completa pulizia etnica ai danni dei musulmani-bosniaci – che costituivano il 63 per cento della
popolazione locale. Circa tremila persone vengono uccise e fatte scomparire.
Quanto accadde a Višegrad può
essere considerato la prova generale delle atrocità commesse in seguito a
Srebrenica, con la differenza che su quanto qui avvenuto è scesa una profonda coltre
di colpevole silenzio. Il giornalista Luca Leone analizza le vicende belliche e
post conflitto in Višegrad. L’odio,
la morte, l’oblio, soffermandosi nel ricordare come il 5
novembre del 2011 l’amministrazione comunale di Višegrad abbia autorizzato la posa, nel locale cimitero ortodosso, di un
monumento in memoria dei volontari russi caduti al fianco dei “fratelli serbi”.
La dedica della lapide così recita: “In ricordo dei fratelli ortodossi
dell’unità dei volontari russi per la Repubblica serba nella guerra per
difendere la patria – 1992-1995 – Onori a loro e che Dio salvi le loro anime”.
Non pochi paramilitari russi hanno in
effetti supportato l’esercito della Rs e i vari corpi di assassini
serbo-bosniaci, come i Vendicatori e le Aquile bianche. Forse ringraziarli
era un dovere, per la municipalità ultranazionalista di Višegrad. Ricordare che
si trattava non di eroi ma di assassini efferati e di razziatori è non meno
doveroso.
Segnaliamo inoltre che l’autore sarà
ospite domani 4 novembre della trasmissione del Tg 2 Storie, in onda su Rai Due alle 23,30 circa.
“Venticinque anni di silenzi
complici, di rimozione, di inganni e tradimenti. Di quel negazionismo spicciolo
che si nutre di ‘letteratura’ cospirazionista e che, per mera affiliazione
ideologica, ci spiega ogni tanto con un post tradotto o
scritto pure male, che è tutto falso”. (Riccardo Noury)