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mercoledì 8 novembre 2017

La Bosnia, il fantasma di Churkin e il negazionismo serbo su Srebrenica

Lo scorso 5 novembre un’associazione di “patrioti” serbo-bosniaci, in collaborazione con l’ambasciata russa in Bosnia Erzegovina e il comune di Sarajevo Est, ha inaugurato una grossa targa nera in memoria dell’ex rappresentante diplomatico russo presso le Nazioni Unite Vitaly Churkin, l’uomo che nel 2015 s’è opposto all’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu di una risoluzione che, vent’anni dopo, riconosceva il genocidio di Srebrenica. Risoluzione che il rappresentante dei “patrioti” serbo-bosniaci ha definito “vergognosa e perfida”, sorvolando sui 10.701 morti del genocidio e su tutto il resto.

Sarajevo Est è così riuscita laddove finora hanno fallito gli ultranazionalisti serbo-bosniaci di Srebrenica negli ultimi due anni. Tace l’Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, ma si tratta dell’ennesima pugnalata alle spalle della pace e della stabilità nel Paese balcanico, che tira in ballo inevitabilmente anche la pace e la stabilità in tutto il continente. Una volta di più – ma su questo ormai non possono più esserci dubbi – con il pieno sostegno di Mosca, in questo inquietante secondo tempo della guerra fredda.