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martedì 27 febbraio 2018
Višegrad, 27 febbraio 1993: la strage dei passeggeri del diretto 671
Višegrad è una cittadina della Bosnia
orientale che ha vissuto, a partire dalla primavera del 1992, sotto un regime
del terrore e dell’orrore comandato da un gruppo di paramilitari serbo-bosniaci
sostenuti dall’esercito serbo, guidato dai cugini Milan e Sredoje Lukić. I due si rendono protagonisti,
nel corso di quella terribile estate del 1992, di una serie di episodi disumani,
tra cui l’uccisione a sangue freddo di sette musulmani-bosniaci,
i cui cadaveri vengono gettati nella Drina, e della combustione di cinquantacinque
persone – tra cui una neonata di tre giorni di vita – in una cantina di Pionirska
ulica, nella quale i
Lukić lanciano ordigni incendiari alimentando poi le fiamme per ore con
la benzina. L’orrore continua con toni di questo genere per tutta l’estate,
finché la pulizia etnica ai danni dei musulmani-bosniaci –
che costituivano il 63 per cento della popolazione locale – viene portata a
termine con operazioni di rastrellamento, deportazioni e omicidi di massa di centinaia
di civili all’interno di case private. Circa tremila persone vengono uccise e
fatte scomparire. Il 27 febbraio del 1993, come ricorda il giornalista e scrittore Luca Leone in Višegrad. L’odio,
la morte, l’oblio è una
data importante nella cronologia dei fatti. “Il treno diretto 671,
partito da Belgrado con destinazione Bar, entra nel territorio della
Repubblica serba di Bosnia, sempre nel comune di Rudo. Il convoglio viene fatto
fermare dai paramilitari dei cugini Lukić nella stazione di Štrpci, una
frazione di Rudo. I paramilitari avrebbero solo il mandato di controllare i
documenti di tutti i passeggeri, ma dal convoglio vengono fatte scendere
diciannove persone “non serbe”: un croato e diciotto musulmani-bosniaci. Gli
sventurati, una volta scesi dai vagoni, vengono derubati e abusati
fisicamente, come consuetudine delle Aquile bianche. Quindi vengono
fatti salire a forza su un camion e, condotti nei pressi del Vilina Vlas,
nella zona termale di Višegrad, vengono torturati tra i resti di una casa
bruciata da un rogo lungo la riva della Drina. Terminato il divertimento, tutti
vengono eliminati con un colpo alla testa e i loro corpi gettati nel fiume. I
loro resti non sono mai stati ritrovati. Dei trenta sospettati per questo
eccidio, al momento solo uno, Nebojša Ranisavljević da Despotovac è stato
condannato, nel 2002, dal tribunale di Bjelo Polje, a quindici anni di carcere
(condanna poi confermata in appello dalla Corte suprema del Montenegro
nell’aprile del 2004). Ranisavljević è stato rilasciato per buona condotta nel
2011 ed è tornato uomo libero. Nel 2014 sono poi stati arrestati altri quindici
presunti responsabili della strage, al momento ancora in attesa di sentenza
definitiva.”
mercoledì 21 febbraio 2018
"Italia.zip", due giorni di incontri tra Napoli e Caserta
Dai ghiacciai delle
Alpi al clima quasi desertico di Lampedusa. Dagli abeti sempreverdi ai fichi
d’India. Da una parte si guarda all’Europa settentrionale e dall’altra
l’orizzonte spazia verso il Maghreb o, come nei primi anni del secolo scorso,
verso altre terre e altri continenti. Un Paese spaccato a metà: è l’immagine
che emerge sempre più spesso dalla lettura di statistiche e classifiche che
analizzano nei vari aspetti l’Italia.
“Che l’Italia si
muova a due velocità – affermano Mario Conte e Pierluigi Senatore in Italia.zip
– non è una novità. Ma fa sempre effetto
scoprire che questa regola venga confermata praticamente in tutti i settori
della vita quotidiana. E se l’Italia non fosse un Paese verticale, ma
orizzontale? Se in realtà Aosta e Palermo convivessero adagiate sulla stessa
latitudine, l’Italia sarebbe così diversa e ricca di contraddizioni?
Se i migranti,
invece di arrivare sulle coste meridionali di Sicilia, Calabria e Puglia,
approdassero anche sulle “coste” della Lombardia o del Trentino, le cose e la
percezione del problema sarebbero diverse? Se per andare da Trieste a Napoli
viaggiassimo in orizzontale e non in verticale, l’Italia sarebbe diversa? E gli
italiani?.”
Due amici, un giudice e un giornalista, che
risiedono a mille chilometri di distanza, l’uno al sud e l’altro al nord,
si confrontano sulle rispettive realtà e
sul futuro dell’Italia. Italia.zip è un libro che in parte è saggio, in
parte è dialogo e confronto profondo tra due persone che, attraverso i loro
lavori “sensibili”, vivono quotidianamente le contraddizioni, i pregiudizi,
le migrazioni e le divisioni del nostro Belpaese.
Vi invitiamo alle due presentazioni del
libro organizzate per venerdì 23 febbraio
a NAPOLI,
presso Libreria Ubik, via Benedetto Croce 28, ore 17,00. Partecipano il sindaco
di Napoli Luigi De Magistris, il magistrato Nino Di Matteo della Procura
Nazionale Antimafia, l’avvocato Piergiorgio Morosini; modera la giornalista
dell’Espresso Floriana Bulfon insieme al giornalista e scrittore Vincenzo
Imperatore. Il secondo incontro è fissato per
sabato 24 febbraio a CASERTA, presso la Biblioteca comunale, via Capitano Laviano 65, ore 10,30. Dialogano con gli autori il sindaco Carlo Marino e l’assessore alla cultura Daniela Borrelli.
sabato 24 febbraio a CASERTA, presso la Biblioteca comunale, via Capitano Laviano 65, ore 10,30. Dialogano con gli autori il sindaco Carlo Marino e l’assessore alla cultura Daniela Borrelli.
martedì 20 febbraio 2018
21 febbraio 2006, il Tpi inizia il processo contro Milan Lukić
Višegrad è una cittadina della Bosnia orientale che ha
vissuto, a partire dalla primavera del 1992, sotto un regime del terrore e
dell’orrore comandato da un gruppo di paramilitari serbo-bosniaci sostenuti
dall’esercito serbo, guidato dai cugini Milan e Sredoje Lukić. I due si rendono
protagonisti, nel corso di quella terribile estate del 1992, di una serie di
episodi disumani, tra cui l’uccisione a sangue freddo di sette musulmani-bosniaci,
i cui cadaveri vengono gettati nella Drina, e della combustione di cinquantacinque
persone – tra cui una neonata di tre giorni di vita – in una cantina di Pionirska
ulica, nella quale i
Lukić lanciano ordigni incendiari alimentando poi le fiamme per ore con
la benzina. L’orrore continua con toni di questo genere per tutta l’estate,
finché la pulizia etnica ai danni dei musulmani-bosniaci –
che costituivano il 63 per cento della popolazione locale – viene portata a
termine con operazioni di rastrellamento, deportazioni e omicidi di massa di centinaia
di civili all’interno di case private. Circa tremila persone vengono uccise e
fatte scomparire. Il 21 febbraio 2006
Milan Lukić viene messo a
disposizione del Tpi, dopo essere stato catturato in Argentina, nell’estate del
2005. Lukić viene condannato in via definitiva all’ergastolo nel
dicembre del 2012.
Una testimonianza di come, fino ai primi anni Duemila Lukić girasse indisturbato
sul territorio di Višegrad è raccolta dal giornalista Luca Leone in Višegrad. L’odio, la
morte, l’oblio nella
sua intervista a Bakira
Hašečić, una vera Lady Wiesenthal del conflitto in Bosnia-Erzegovina.
“Abbiamo piantato un’altra
volta le tende qui a Kosovo Polje e una sera del 2001 vediamo arrivare una
grossa automobile nera. Un poliziotto della Iptf1
esce dall’auto ed entra nella mia
tenda. Nel farlo, urta con la testa e gli cade il cappello in terra. Esce per
recuperare il cappello e nel frattempo io riesco ad appuntarmi il numero della
targa della macchina. L’uomo torna all’auto e alla radio, parlando con
qualcuno, dice: ‘Chiederò quanti sono’. Allora tutti abbiamo capito di non
avere a che fare con un poliziotto dell’Iptf ma con Milan Lukić in persona. Si
avvicina al portabagagli della macchina, lo apre… era vuoto. Abbiamo pensato
che lui e quello seduto in auto, che lo aveva accompagnato, fossero venuti a
rubarci i viveri, che ci erano stato consegnati proprio quel giorno. Da dentro
la macchina la voce del secondo uomo gridava: “Padrone! Padrone!’, l’urlo che
proprio Lukić lanciava quando entrava nelle case delle sue vittime. Allora
siamo tutti scappati da dentro le tende e ci siamo affrettati verso il
torrente… – ora ride di gusto – …ormai era una prassi consolidata, perché
quando durante la guerra i četnici entravano nelle nostre case noi
scappavamo sempre tutti verso il torrente…”.
lunedì 19 febbraio 2018
"L'invitato", il 21 incontro a Trieste
“Poco lontano da
me, Kevin trascinava le transenne formando delle righe a zig zag sulla neve e
Tom, immobile, si sbatteva la mano sulla fronte chiedendosi, senza alcun
dubbio, se fossi pazzo. Ma io, speranzoso romantico e idiota che ero, iniziai
a calcare con i piedi sulla neve, in grande e cubitale, come una letterina di
un bambino innamorato, la scritta meu amor. Mi pare ancora di vedere le
facce incredule dei miei due amici che, insieme a quella del sottoscritto,
erano di tanto in tanto abbagliate dai flash, fra sguardi dei curiosi e
risa dei passanti. Alcuni di loro, per di più, avevano iniziato a guardare dal
basso verso l’alto e rimasero immobili ad assistere alla scena, nell’attesa di
scorgere la corteggiata. Nel frattempo, dal caffè e dal ristorante si vedevano
ombre di persone accalcate alle vetrate per leggere l’enorme messaggio sulla
neve circondato e protetto dalle transenne della Polizei. Ma, ahimè,
com’è vero che tutti i momenti di gloria prima o poi debbono finire, ecco che
il suono di una sirena si avvicinò repentinamente alla piazza, generando il
fuggi fuggi della folla. Ricordo le luci blu che si riflettevano sui bianchi
mucchi di neve spalati e accantonati sul muro di Santo Stefano e la corsa che
facemmo giù dalle scale del metrò. Dietro di noi, con gran foga, tre berretti
bianchi ci incalzavano gridando: «Halt! Halt!». Dall’alto della scala
mobile vedemmo la carrozza pronta a riprendere la marcia in direzione di
Simmering. La provvidenza volle, Dio solo sa come, che riuscimmo a salire con
le porte quasi chiuse. Pochi istanti più tardi arrivarono i poliziotti battendo
i pugni contro i finestrini, ma l’U-Bahn partì. E nel rimbombo delle
grandi arcate sotterranee della fermata e dentro la carrozza, una voce
automatica incisa su un disco indicò l’imminente partenza della carrozza,
salutando la stazione di Santo Stefano. Zug fährt ab.”
Tre amici, quelli di sempre, Leo, Kevin e Tom, da Trieste, la loro città, si
ritrovano a Vienna per realizzare il progetto di Tom, la creazione di una
galleria dedicata alla Pop Art.
Leo –
vero protagonista del libro – vive la capitale austriaca intensamente, passando
dal ballo delle debuttanti a innamoramenti non corrisposti fino alla pesante
caduta in disgrazia senza mai abbattersi, neanche dopo aver collezionati le peggiori
gaffes.
Massimiliano Alberti in questo romanzo
frizzante dipinge un disilluso affresco della nostra società in una Vienna che
fa da cornice classica a uno stile… del
tutto Pop.
“Nell’atmosfera
asburgica Leo mulina supponenza e insolenza come se fossero una spada. E
pazienza se colpirà alla cieca: saccenti critici, arrampicatori sociali,
giovani e belle donne abbacinate dal lusso, ma anche gli amici di sempre,
fedeli maggiordomi, innocenti studentesse. Tutti fatti a fettine. A scatenare
il giovane è un disagio interiore, l’inadeguatezza etnica del disprezzato italiener al cospetto dell’aristocrazia
dell’aquila bicipite: illuminata ma irraggiungibile”. (Francesco De Filippo)
“Quello
di Alberti è un romanzo quasi teatrale, un caleidoscopio di maschere
esistenziali quotidiane sempre pronte a cadere ma che si rivelano, però,
terribilmente reali. L’autore sa bene, e lo dimostra, come nascondere la verità
e svelare la finzione” (The Leading Guy)
Mercoledì 21 febbraio, ore 18,00 - presso l’Antico Caffè San Marco - Trieste
Dialoga con l’autore Donatella Pohar
Letture a cura di Eva Tomat e Lorenzo Zuffi.
Il libro:
Titolo: L’invitato
Autore: Massimiliano Alberti
Titolo: L’invitato
Autore: Massimiliano Alberti
€
14,00 – pag. 224
mercoledì 14 febbraio 2018
“Italia.zip”, incontro a Carpi (Mo) 14 febbraio
Dai ghiacciai delle
Alpi al clima quasi desertico di Lampedusa. Dagli abeti sempreverdi ai fichi
d’India. Da una parte si guarda all’Europa settentrionale e dall’altra
l’orizzonte spazia verso il Maghreb o, come nei primi anni del secolo scorso,
verso altre terre e altri continenti. Un Paese spaccato a metà: è l’immagine
che emerge sempre più spesso dalla lettura di statistiche e classifiche che
analizzano nei vari aspetti l’Italia.
“Che l’Italia si
muova a due velocità – affermano Mario Conte e Pierluigi Senatore in Italia.zip
– non è una novità. Ma fa sempre effetto
scoprire che questa regola venga confermata praticamente in tutti i settori
della vita quotidiana. E se l’Italia non fosse un Paese verticale, ma
orizzontale? Se in realtà Aosta e Palermo convivessero adagiate sulla stessa
latitudine, l’Italia sarebbe così diversa e ricca di contraddizioni?
Se i migranti,
invece di arrivare sulle coste meridionali di Sicilia, Calabria e Puglia,
approdassero anche sulle “coste” della Lombardia o del Trentino, le cose e la
percezione del problema sarebbero diverse? Se per andare da Trieste a Napoli
viaggiassimo in orizzontale e non in verticale, l’Italia sarebbe diversa? E gli
italiani?.”
Due amici, un giudice e un giornalista, che
risiedono a mille chilometri di distanza, l’uno al sud e l’altro al nord,
si confrontano sulle rispettive realtà e
sul futuro dell’Italia. Italia.zip è un libro che in parte è saggio, in
parte è dialogo e confronto profondo tra due persone che, attraverso i loro
lavori “sensibili”, vivono quotidianamente le contraddizioni, i pregiudizi,
le migrazioni e le divisioni del nostro Belpaese.
Vi invitiamo alla presentazione del libro mercoledì 14 febbraio a CARPI (MO), presso
l’Auditorium della Biblioteca Loria, via Pio Rodolfo 1, ore 21,00. Dialogano
con gli autori il cantante Paolo Belli, il sindaco di Carpi Alberto Bellelli e
la Strana Coppia di Radio Bruno. Modera l'incontro Odoardo Semellini.
martedì 13 febbraio 2018
“Fuga dalla Corea del Nord”, nuovo in libreria
In
questi giorni gli occhi del mondo sono puntati verso l’Asia, lungo la direttrice
del 38° parallelo, che negli anni ’50 rappresentava la linea di confine tra la
Corea del Nord e quella del Sud. La guerra, che prese avvio nell’estate del
1950, fu uno degli esempi più eclatanti del periodo della guerra fredda e
sancì, al suo termine, la netta divisione tra le due Coree.
Un
fatto storico si è verificato durante la cerimonia di apertura dei XXIII Giochi
Olimpici invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud, quando
gli atleti delle due Coree hanno sfilato insieme sotto un'unica
bandiera che rappresentava l'intera penisola. Il clima di disgelo è continuato
con una stretta di mano fra il presidente della
Corea del Sud Moon Jae-in e Kim Yo-jong, la sorella più giovane del leader
nordcoreano Kim Jong-un, che ha fatto il giro del mondo.
Fuga
dalla Corea del Nord, romanzo di Daniele Zanon appena uscito in libreria,
nasce dalla testimonianza (anonima per questioni di sicurezza) di un’operatrice
di un’organizzazione non governativa attiva nel campo della tutela dei diritti
umani. In questo libro si racconta di una rocambolesca fuga di un gruppo di ragazzi
in una comune di rieducazione, che s’intreccia con la deificazione della
famiglia al potere, quella dei Kim, l’onnipotenza dei militari e con lo strano
caso di una rara famiglia occidentale che risiede a Pyongyang. Con tratto lieve
e deciso l’autore tratteggia gli aspetti più dolorosi di una dittatura
sconosciuta ai più,
definita dalle Nazioni Unite “un’unica grande prigione”.
“Certi
libri hanno il potere di far entrare nella coscienza collettiva la
consapevolezza di un luogo o di una problematica. Mi auguro che Fuga dalla Corea del Nord faccia prendere coscienza
delle condizioni di vita del popolo nordcoreano, considerate dalle Nazioni
Unite fra le peggiori al mondo”. (Alex Zanardi)
Con
il patrocinio di Amnesty International
venerdì 9 febbraio 2018
Sabato 10 febbraio la Biblioteca Civica di Ventimiglia si arricchisce del Fondo Serge Voronoff
“Mantenere
durante tutta l’esistenza le energie della gioventù, l’ardore dei sentimenti,
la fame di vita del cuore e del cervello. Questo è ciò che io desidero per gli
uomini”, solo le parole più famose di Serge Voronoff, chirurgo di fama mondiale, ebreo
franco-russo, uomo tra i più popolari del pianeta negli anni ‘20 e ‘30 del
Novecento. Voronoff è stato uno sperimentatore, un vero e proprio Frankenstein
dei nostri tempi: tra i suoi esperimenti, il più noto è il tentativo di
trapianto di un terzo testicolo su animali e uomini, con il progetto di creare
una razza superiore e di realizzare il mito dell’eterna giovinezza. Fu detto di
lui: “Ciò che connota il nostro secolo sono i grattacieli americani e le
operazioni di Voronoff”, ma forse proprio le sue operazioni sono state uno dei
veicoli della diffusione dell’AIDS in Europa…
Alla figura
controversa del medico che visse a lungo in una splendida villa di Ventimiglia,
in località Grimaldi, ha dedicato anni di studio lo storico Enzo Barnabà,
studio e ricerca che si sono concretizzati nel libro dal titolo Il sogno dell’eterna giovinezza.
Il Comune di
Ventimiglia informa che la Biblioteca Civica “Angelico Aprosio” si arricchirà del
Fondo Serge Voronoff, una raccolta di
documenti sul celebre scienziato che non ha eguali né in Italia né all’estero.
Il Fondo Serge Voronoff, composto da decine
di opere scritte dallo stesso Voronoff e sulla sua figura, è l’archivio
costruito negli anni da Enzo Barnabà e da lui donato alla Biblioteca Civica.
Per ricordare la
figura di Voronoff e questo bel momento per la Biblioteca Civica di Ventimiglia
segnaliamo la presentazione del libro Il sogno dell’eterna giovinezza organizzata per sabato 10 febbraio a VENTIMIGLIA, presso il circolo di
promozione sociale “Grazia Deledda”, via Roma 63/a, alle 16,30.
giovedì 8 febbraio 2018
Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio – incontri con Luca Leone 9 febbraio
Višegrad è una cittadina della Bosnia orientale che ha vissuto, a partire dalla primavera
del 1992, sotto un regime del terrore e dell’orrore comandato da un gruppo di
paramilitari guidato dai cugini Milan e Sredoje Lukić. I due cugini si rendono protagonisti, nel corso di
quella terribile estate del 1992, di una serie di episodi orrendi e tremendi,
tra cui ricordiamo dapprima l’uccisione a sangue freddo di sette musulmani-bosniaci
i cui cadaveri sono stati gettati nella Drina, poi di aver costretto circa
settanta persone – tra cui una neonata di 48 ore di vita – a entrare in
un'abitazione di Pionirska ulica nella quale i Lukić lanciano ordigni incendiari uccidendo
barbaramente tutti quanti. L’orrore continua con toni di questo genere per
tutta l’estate, finché la pulizia etnica ai danni dei musulmani-bosniaci –
che costituivano il 63 per cento della popolazione locale – viene portata a
termine con operazioni di rastrellamento, deportazioni e omicidi di massa di
decine di civili all’interno di case private. Circa tremila persone vengono uccise e
fatte scomparire. Il 21 febbraio 2006
Milan Lukić viene arrestato, su
mandato del Tpi, in Argentina; viene condannato in via definitiva all’ergastolo
solo nel dicembre del 2012.
Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio reportage scritto
sul campo dal giornalista Luca Leone racconta le vicende, raccoglie
le testimonianze di tutte le parti e fa il punto sull’episodio
che ha rappresentato la prova generale di ciò che sarebbe accaduto
tra il 1992 e il 1995 a Srebrenica, Prijedor, Foča e in altri
luoghi passati alla storia per la crudeltà degli eventi verificatisi.
L’autore
presente il libro in due incontri fissati per venerdì 9 febbraio: il primo alle
18,30 a TREVISO, presso la Libreria Lovat; partecipa Riccardo Noury,
portavoce di Amnesty International Italia; organizza il Gruppo Amnesty di
Treviso. Il secondo incontro si tiene a MESTRE, presso la Libreria Mondadori, ore 20,30; partecipa Riccardo
Noury, portavoce di Amnesty International Italia, organizza il Gruppo
Amnesty.
martedì 6 febbraio 2018
6 febbraio, Safer Internet Day
Il Safer
Internet Day (SID) è un evento che cade il 6 febbraio per sensibilizzare i più giovani a un uso consapevole del web e per
spronare gli adulti ad educare i ragazzi in questa direzione. Il SID è promosso
da INSAFE e INHOPE, due network internazionali
impegnati proprio nel campo della sicurezza online, coordinato dai Safer
Internet Centre (SIC) dei singoli Paesi, con il supporto della
Commissione Europea.
"Crea, connetti e condividi il rispetto: un internet
migliore comincia da te". È lo slogan della giornata mondiale della
sicurezza in rete, il Safer Internet Day (#SID2018)
che si celebra oggi e che coinvolge 100 paesi nel mondo. "A better
Internet stars whit you", ognuno di noi può fare qualcosa a cominciare
dall’ascolto dei nostri ragazzi, sia di quello che dicono che, soprattutto, di
quello che non dicono.
Per
riflettere su questo importante tema segnaliamo la lettura del libro di Luciano
Garofano e Lorenzo Puglisi dal titolo La prepotenza invisibile. Bulli e cyberbulli: chi sono, come difendersi e
sulla frase tratta dalla prefazione di Maurizio Costanzo: “Curiamo di più i
nostri figli, non con divieti o permessi, ma attraverso un’osservazione del
loro modo di diventare adulti, certamente rispettosa della loro libertà, ma non
per questo meno attenta”.
6 febbraio, Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili
200 milioni di bambine e ragazze in almeno trenta Paesi
nel mondo, tra le 61.000 e le 80.000 giovani nel nostro Paese hanno subìto
mutilazione genitale femminili. Numeri spaventosi che, come ogni diritto
negato, non fanno rumore. In occasione del 6 febbraio, Giornata Mondiale contro
le Mutilazioni Genitali Femminili regaliamo un estratto della storia di Nice,
keniana coraggiosa, raccolta dalla penna sensibile di Emanuela Zuccalà in
Donne che vorresti conoscere
“Per spiegare la rivoluzione che dal villaggio masai di Nomayianat
sta investendo l’intera area, Nice torna indietro di quindici anni, quando lei
era una piccola orfana terrorizzata che sgattaiolava fuori da casa dello zio
per scomparire sotto il grande albero nell’attesa che le luci del giorno e
l’eccitazione per la cerimonia facessero dimenticare la sua assenza nel conteggio
delle bambine da “tagliare”. Per due volte s’è sottratta in questo modo all’emuatare,
il sanguinoso e ineluttabile rito di passaggio all’età adulta per le femmine,
guidata solo da un istinto infantile impossibile da addomesticare: «Sapevo che
avrei pianto e gridato, condannando la mia famiglia alla vergogna. Durante la
circoncisione, le bambine masai devono stare zitte e ferme sulla pietra, senza
muovere neppure gli occhi, altrimenti nessuno le vorrà in spose. Per questo
sarei 88
fuggita all’infinito. Ma
lo zio insisteva, così mi decisi ad affrontare mio nonno, il capofamiglia: “Non
voglio essere tagliata – gli dissi – ho solo otto anni e, prima di diventare
donna, devo finire la scuola”. Lui era sbalordito ma era un uomo buono: finì
per cedere alla mia insistenza».
Oggi
Nice Nailantei Leng’ete è una ventitreenne alta e sinuosa, prossima alla
laurea in management sanitario e convinta che bastino un ideale e una
testa dura per ribaltare il mondo. Lei c’è già riuscita qui, nella società
profondamente patriarcale dei pastori masai sparsi per il paesaggio attorno
alla cittadina di Loitokitok. Impegnata fin da adolescente con
l’organizzazione sanitaria Amref («Ero l’unica ragazza del villaggio a
saper leggere e scrivere: mi hanno scelta come mediatrice tra gli operatori e
la comunità masai»), ha trovato la chiave dello sviluppo esorcizzando il suo
spauracchio di bambina: il “taglio”. Perché «una ragazza circoncisa, anche se
ha solo otto o dieci anni, è considerata una donna: deve sposarsi e fare figli.
Abbandonerà la scuola e non saprà fare nulla se non badare alla casa e ai
bambini, perpetuando l’inerzia della sua comunità». La ragazza istruita,
invece, «porta più mucche», sta scritto sulla sua t-shirt: uno slogan
semplice ed efficace che ha indotto a capitolare gli anziani masai
esattamente come la piccola Nice, quindici anni fa, era riuscita a persuadere
suo nonno.”
venerdì 2 febbraio 2018
Il ricordo di Matvejević a un anno dalla sua scomparsa
Il 2 febbraio del 2017 si spegneva a Zagabria lo
scrittore Predrag Matvejević, personalità altissima
della cultura e del mondo accademico non solo jugoslavo e balcanico ma di tutta
l’Europa. Nel giorno del primo anniversario della sua scomparsa citiamo un
breve estratto dalla prefazione di Luca Leone al libro dello scrittore Giacomo
Scotti, amico di una vita del professor Matvejević, dal titolo Matvejević e io, due marinai
La
scomparsa di Predrag Matvejević lascia tanti vuoti. Già il suo forzato ritiro,
negli ultimi anni di vita, a causa di un grave problema di salute, aveva
evidenziato l’assenza di una personalità in grado di sostituirlo nel ruolo
irraggiungibile che egli ha avuto non solo come narratore, ma anche come
sensibile e metodico studioso di slavistica, adorato com’era dai suoi studenti.
Come lui, solo Ivo Andrić e Miroslav Krleža – di cui Matvejević era stato
amico, estimatore e biografo – hanno saputo dare alla letteratura degli slavi
del sud nota in tutto il mondo quel tocco unico tale da renderlo un Grande alla
pari dei Grandi.
Matvejević
era un uomo brillante, una brava persona, un amante della vita e un
intellettuale sopraffino. Abile e dolce narratore, robusto e sensibile
conferenziere, ha avuto, tra i pochi, il coraggio di affrontare da solo o
quasi, a petto nudo, l’oscurantismo becero e malevolo del contemporaneo
neofascismo in chiave croata pagandone personalmente le conseguenze per la sola
“colpa” di aver dato del talebano cristiano a un presunto intellettuale del suo
Paese fin troppo pedestremente schierato sulle posizioni del nuovo padrone al
comando. Un uomo coraggioso, dunque, che ha combattuto mille battaglie di
civiltà, non importa se vincendole o perdendole, ma che ha avuto il coraggio di
battersi sempre a viso aperto, sempre e solo schierato dalla parte di chi non
aveva voce, quando in tanti si nascondevano per non prendere posizione e
annusare il vento, nel suo Paese d’origine come altrove. (…)
Il
libro di Giacomo Scotti – questo ponderoso e profondo lavoro che state per
leggere – accende sulla persona e sull’opera dell’uomo e dello scrittore di
Predrag Matvejević una luce di verità. È, questo libro, la bussola che un
grande marinaio della scrittura, Giacomo Scotti, capitano ad honorem,
ha voluto donare in occasione dell’ultimo viaggio al suo amico di sempre e
immenso marinaio Predrag Matvejević, lasciando a tutti noi l’onore di salire su
una nave che non è di certo quella governata da Caronte nell’Ade, ma il sicuro
guscio di noce che, tra flutti e tante belle ma vacue sirene, ci accompagna
saldo e protettivo in un viaggio di conoscenza e di crescita intellettuale e
umana nella più grande letteratura dei nostri tempi e di sempre. Il lascito
artistico di Matvejević e l’omaggio coraggioso e alto di Scotti qui si fondono
per narrarci la vita e l’opera di un grande uomo, grazie alla penna ispirata e
schietta del suo più stimato e amato Amico di sempre.
Grazie
Giacomo. Grazie Predrag.
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